È il Primo Maggio. E piove… non una grande pioggia, nessun acquazzone, per lo meno qui. Una pioggerella sottile, intermittente… e,tutto sommato, tiepida. Fastidiosa, forse. Uggiosa, più esattamente. Perché questa è giornata grigia e vuota. Giornata uggiosa, appunto..
Il paese è vuoto. Non proprio deserto, ché qualche passante annoiato, qualche coppia che passeggia senza meta, un gruppo di ragazzini chiassosi ogni tanto animano la piazzetta… per poi svanire lungo il corso principale. Ma sono solo pause. Per il resto la sensazione prevalente è quella di vuoto. E di silenzio.
Per altro, con la storia della festa del lavoro, i negozi sono tutti chiusi. Ed anche i bar, i locali… a parte i cinesi, ovviamente. Che festeggiano il lavoro… lavorando. Forse hanno ragione… in fondo vengono da un paese socialista…
È aperto anche Enzo, però. E me ne sto seduto fuori. Sulla piazza. E ho ordinato una birra. Chiara, ormai il clima è caldo.
Mi godo la frescura. In fondo questa pioggerella intermittente non mi dispiace. Dona un senso di freschezza ai pensieri. Li illimpidisce.
È il I Maggio. Ma non penso alla festa del lavoro. I cortei, il Concertone romano sono lontani. Nello spazio… e anche nel tempo. Qui è tutto diverso. Vi sono i boschi. E vi è il lago, dove ero ieri sera. Bellissimo nella notte. Sotto la luna, e con i paesi illuminati sulle rive. Attimi fugaci, certo. Ma che permangono. Perché… magici.
Era la Notte di Valpurga. La Notte delle streghe e del Sabbah.
Antica Beltane, Festa celtica… quaranta giorni (o notti) dopo l’Equinozio. Quando Primavera è in pieno rigoglio.
Festa della vita. E della Bellezza. Goethe la intuisce da par suo, nel Faust. E Bulgakov ne rappresenta la, indicibile, potenza. La trasfigurazione della mite Margherita. Che, per Amore, diviene strega. E vola.
La strega è la Donna. Il mistero del “femminino eterno”. Il paradosso, anche. L’abisso della sensualità… la tersa luminosità dei cieli. Beatrice, certo… ma, forse, anche Justine. E Lesbia, soprattutto..
Viviamo e amiamo… i soli muoiono e risorgono, ma noi…
La strega, però, ride. Perché, questo, è un senso di precarietà della vita che non le appartiene. In questa notte Lei è la vita che rinasce. Sempre e comunque. O meglio, ora e sempre. Nunc et semper.
Mi ha guardato. Sorridendo.
“Guarda il lago” ha detto “non servono tante parole…”
Ma Beltane è trascorsa. Ed oggi… piove. Sono solo per la via. Solo, o quasi, nella piazza. Ma la solitudine non mi pesa. Beltane, Santa Valpurga è ancora vivida nella memoria. Nei sensi.
Enzo mi porta una birra. Chiara, oggi. Non ha molto lavoro. Si guarda intorno.
“Che giornata uggiosa…ti sarai pentito di venire a vivere qui. La noia…”
Lo guardo. Assaporo la schiuma della birra. È aspra, come piace a me. Toglie la sete.
No. Nessun pentimento nè noia. Qui non ho tempo di annoiarmi. Mi basta contemplare il lago.
Enzo mi guarda perplesso. Poi sorride e porta anche lui alle labbra un boccale di birra.