Mi ha svegliato la pioggia. Un cadere monotono, uguale…un battere ritmico e fitto sulle tettoie, sulle auto parcheggiate sotto casa, sui rami degli alberi. Sui ciottoli della via, porfido rosso, ora rilucente… Una pioggia che, solo a guardarla cadere di là dal vetro della finestra, mi trasmette una sensazione di freddo. È diaccia.
Sino all’altro ieri faceva ancora caldo. Oddio, non proprio un caldo estivo, ad essere sinceri. La mattina c’erano 7/8 gradi, ma sul farsi del mezzogiorno un bel sole brillante ti avvolgeva con il suo tepore . Tant’è che abbiamo potuto mangiare all’aperto. In giacca e camicia. Manco fosse maggio… solo il menù stonava. Zuppa di goulash con i canederli. Non proprio primaverile…
Ma, oggi, mi sono destato sotto questa pioggia battente. Che sa già dell’incedere dell’inverno.
Le montagne sono avvolte da una corona di nuvole. Una sorta di nebbia, in apparenza…ma più oscura, greve.
Solo le vette spuntano. Più pallide dell’usuale. Grigie. l’Aurora non riesce a riflettersi sulle rocce, e a farle scintillare di luce. È come se il mattino fosse solo una variante, una sfumatura della notte appena trascorsa.
In compenso, vi sono gli odori, i profumi, i sapori che la pioggia esalta. I profumi del bosco, le resine di abeti e larici. Le foglie dei lecci e dei castagni, che si stanno decomponendo sulla terra madida. Un dolcigno che sa di…morte.
E, poi, più lontani (anche per gli odori vi è la sostanza) gli aromi acuti dei cirmoli, quelli avvolgenti dei mughi. Asprigni dei baranci…
Respiro profondamente. E me ne sto, lì, sulla terrazza. Fumando. E ascoltando la musica della pioggia.
“Presto sarà Natale – mi ha detto, ieri, al telefono – E lassù il Natale deve essere bellissimo. Incantato…”
Specie se verrà la neve, ho aggiunto io. Ti piacerebbe un Natale con la neve, vero?
Non risponde direttamente, ma si mette a canticchiare, sottovoce, White Christmas.
Chissà se sa che, a scriverla, sono stati due musicisti Ebrei…
Forse proprio per questo è così…suggestiva. Coglie una pura emozione, senza il filtro culturale o religioso, di una credenza. Di una fede. Solo, la magia della bellezza. Come nel sussurro della sua voce…
Ma ora non nevica. Piove solamente. E mi verrebbe spontaneo evocare tamerici salmastre, mirti divini, coccole (che mai saranno?) aulenti…ma non v’è ne è traccia quassù. Anche se siamo, veramente, sulle soglie del bosco…
E però non odo, in questa buia ora del sabato, parole…umane. Anche quelle che mi risuonano nella memoria, a ben pensarci…beh, non lo sono. Non lo sono proprio…
Continua a piovere. Sembra dover durare tutto il giorno…
“Mi piacerebbe tanto essere lì…”
Con questa pioggia? Non potremmo uscire. Non potremmo fare nulla…
“Non è vero… potremmo stare in silenzio. E ascoltare la voce della pioggia…”
Sorrido, dentro di me.
E ricarico la mia pipa…