Recensire i produttori di pipe italiane è impossibile. E risulta persino difficile censirli. Il successo maturato nel tempo dai produttori nostrani e l’utilizzo delle materie prime migliori, ha suscitato la fantasia e l’impegno di decine di artigiani che solo in alcuni casi sono riusciti a ritagliarsi una fetta di un mercato di nicchia e di conseguenza ristretto. Per non dire dell’estrema difficoltà che incontra chi ne vuole parlare: per dire qualcosa di sensato occorrerebbe averle provate tutte, cosa che sarebbe impensabile anche per il più facoltoso e accanito dei fumatori. Preziose sono, in questi frangenti, le opinioni degli amici e dei venditori seri e competenti. Anche la frequentazione di un circolo di intenditori del lento fumo può essere molto utile. Ne esistono diversi sparsi un po’ per tutta l’Italia, dal Cerea di Torino, al Levante di Bari, dal Pipa Club Milano, al Legio Praetoria di Roma. Senza parlare di quelli online.
Tuttavia alcuni marchi meno famosi di quelli di cui abbiamo parlato in precedenza valgono la pena di essere citati se non altro per il fatto che sono riusciti a resistere nel tempo facendo fronte al calo di richiesta del mercato con una tenacia davvero encomiabile.
In fatto di qualità e longevità del marchio vale la pena di citare innanzitutto le pipe Ardor.
Il tutto nasce nel 1911, quando in quel di Gavirate, i quattro fratelli Federico, Carlo, Dorelio e Francesco Rovera decisero di iniziare a produrre pipe. Il marchio Ardor nacque nel 1958, quando Angelo Rovera, figlio di Federico, capì che suo figlio Dorelio, che all’epoca aveva appena 13 anni, aveva una seria passione per la tradizione di famiglia. Il nome deriva dalle iniziali del padre (Angelo Rovera) più le prime tre lettere del nome del figlio (DORelio). Grazie al lavoro di quest’ultimo la produzione si orientò verso la creazione di pezzi di alto pregio. Vengono utilizzate solo le più belle radiche provenienti da Sardegna, Liguria, Calabria e Toscana, la cui stagionatura segue una procedura antica ma efficace che permette alle pipe ottenute una fumata fresca e corposa. Non viene utilizzato alcun tipo di stucco: i pezzi meno belli vengono sabbiati e, il più delle volte, scartati senza pietà. Grazie a questa cura, le pipe Ardor sono molto apprezzate in tutto il mondo, anche se in Italia non sono conosciute come meriterebbero. Oggi l’azienda è seguita da Dorelio e da suo figlio Damiano. Quattro generazioni e oltre cento anni alla ricerca costante dell’eccellenza piparia. Un’eccellenza che costa un po’ di più del normale, anche se le sabbiate possono essere acquistate anche con meno di duecento Euro. Posso garantire che gli effetti possono essere entusiasmanti.
Ma i grandi artigiani non sono solo pesaresi o varesini.
Visto che tra le radiche di migliore qualità spiccano quelle sarde, era naturale che questa terra favorisse la nascita di grandi produttori. Il primo che viene in mente è Tommaso Spanu, che nel 1962 decise di abbandonare il paesino di Chiarimonti, in provincia di Sassari, per andare a imparare il mestiere a Varese. Quindici anni dopo tornò nel paese d’origine e iniziò una produzione, a nome di Tom Spanu, che coniugava le migliori tecniche con i materiali tipici della sua terra: non solo la radica sarda più selezionata, ma anche olivastro, limone e quercia da sughero. A ciò si unì la fantasia dell’artista che seppe dare alle sue creazioni forme eleganti ed originali senza perdere di vista la funzionalità, la leggerezza e l’equilibrio indispensabili a una buona fumata. Oggi i suoi pezzi sono particolarmente apprezzati e ricercati, mentre la tradizione di famiglia prosegue con il figlio Massimiliano.
Quanto costano? Dipende. Quelle nuove hanno prezzi che variano dai cento ai duecento Euro. Ma le creature di Tom padre possono costare anche parecchio a causa della difficoltà di reperirne una. Infatti chi le possiede se le tiene strette. Un consiglio: se ne trovate anche di usate non fatevele scappare.