Nostalgia canaglia. Ormai, in tv e sui giornali di regime, è tutto un Amarcord sui giorni felici delle domeniche a piedi, dei tempi meravigliosi dell’austerity. Dobbiamo riscoprire il piacere di stare in casa, al freddo, mangiando pane e cipolle. Qualcuno ha rispolverato il fascino delle “cucine economiche” a legna. Dove, in tempi ancor più lontani, si poteva persino defecare per avere più materiale da bruciare. Nelle antologie di letteratura veniva pubblicato il racconto del bambino che si vergognava del lavoro del padre, impegnato a raccogliere per strada lo sterco dei cavalli per farne mattonelle da bruciare nel camino.
Ovviamente chiunque è libero di rimpiangere ciò che vuole. Anche se poi arrivano i gretini ritardatari a strillare perché una cucina a legna in ogni casa porterebbe ad un inquinamento drammatico. Ma il problema è più vasto. Basti pensare al turismo. Il nuovo stile sobrio atlantista non può concedere ai sudditi responsabili di partire il venerdì sera per un fine settimana fuori città, tornando la domenica. Si spreca benzina. Meglio evitare. Austerity e tutti a piedi. Peccato che il turismo, in Italia, valga intorno al 12% del Pil. Un esercito di lavoratori impegnati prevalentemente in società piccole e medie.
Azzeriamo tutto in nome della sobrietà. Basta con i resort, con le Spa, con il recupero di palazzi storici per creare residenze turistiche. Non si può sprecare energia per saune e bagno turco, per piscine riscaldate, per una cucina di qualità che non passa attraverso la pasta scotta alla Parisi.
Va bene, eliminiamo il settore che è poco sobrio. Ma la moda, l’abbigliamento? Quanto di meno sobrio ci sia. Si possono acquistare pigiamoni in pile, maglioni, guanti e berrette. Ma sarebbe offensivo per le vittime della guerra comprare vestiti da sera, cappotti, scarpe nuove. Un paio di scarpe per andare al lavoro, un cambio di abito sempre per andare al lavoro. Basta e avanza. Meno vestiti, indossati più e più giorni, così si consuma di meno per lavarli.
Distrutto anche questo settore tradizionale italiano.
Ma la sobrietà deve rappresentare uno stile anche a tavola. Le famigerate nicchie di qualità sono uno schiaffo alla miseria economica e psicologica. Perché scegliere il culatello quando ci si può accontentare della mortadella? Certo, non è la stessa cosa. Ma bisogna essere austeri e sobri per far contenti Biden, Zelensky ed i gruppi di fast food americani. In realtà ci ritroveremo a mangiare cibo spazzatura cinese, che costa meno, ma non bisogna dirlo alla Pina della Garbatella che non sopporta i cinesi.
Via anche le nicchie agroalimentari. E l’auto? Se si deve andare a piedi per essere responsabili, l’auto non serve più. Non serve per gli spostamenti in città, non serve per andar in vacanza perché c’è l’austerity. I libri? No, la carta costa troppo.
Il Ministero della Verità ha dettato le nuove linee di comportamento. Fanno abbastanza schifo, ma che nostalgia per quando si era giovani e la domenica si andava allo stadio sui pattini a rotelle. Oggi non li farebbero entrare, dentro lo stadio. Più austeri, più sobri, più servi.