Luna piena. La prima del nuovo anno. Non la Luna di Yule, però, come dicono gli inglesi. Quella, la prima dopo il Solstizio, è caduta il 30 di Dicembre.
E tuttavia questa, che illumina la notte di luce diafana tra le nubi, è Luna del lupo. O Luna dei ghiacci. Perché interviene nel cuore profondo dell’inverno. Quando la Terra sembra stretta in un gelo lungo e invincibile.
Un tempo, i Lupi, a branchi, lasciavano il profondo dei boschi. E si avvicinavano agli abitati. In cerca di cibo. Il loro ululare, i loro cori, erano la colonna sonora di notti come questa. Perché i lupi ululano alla luna piena di Gennaio. La salutano.
Nelle nostre città, nulla più di tutto questo. I lupi sono scomparsi. O lontani. In parchi naturali e riserve dove, ormai, ben raro è il contatto con gli uomini. E il silenzio di questa notte sembra… assordante. Lo so, è banale dirlo. Eppure non trovo altra espressione. Il coprifuoco, pensa te, come neppure al tempo dei bombardamenti anglo-americani. Che di vittime ne mietevano, e tante. Eppure la vita continuava. Gli uomini non interrompevano le loro attività se non per qualche momento. Scendendo nei rifugi. Ma, appena suonava il cessato allarme, uscivano. Ora, invece…Lasciamo perdere….

Questa, però, è la Luna del Lupo. Tradizione che, con diverse leggende e diversi miti, si trova nel nord dell’Europa come in Asia Centrale. Ed anche tra le popolazioni autoctone, insomma gli “indiani” i “pellerossa” del Nord America.
Quelli che chiamiamo, impropriamente, Sioux, e che dicono di loro stessi Dakota, parlano della Luna in cui i branchi di lupi corrono….
Memorie ancestrali comuni, evidentemente. Lo Stretto di Bering ghiacciato. E gruppi di Cacciatori che lo attraversano lentamente. Seguendo branchi di prede…
Così, almeno, l’immagine che deriva da vecchi libri di scuola. Pillole, mal accozzate, di una paleontologia facile. E, tutto sommato, superficiale…
Tutto sommato preferisco pensare ad altro. A una suggestione magica. Perché il Lupo è animale totemico per eccellenza. I turchi osmanidi si dicono figli del Lupo Grigio. E Gengiz Khan era il grande Lupo Azzurro.
Senza andare tanto lontano, la leggenda di Romolo. Il Primo Re.
Identificarsi con il Lupo. E, al contempo, temerlo. Essere lupi. Fare branco. Andare in cerca di preda. E sentirsi, nelle lunghe notti invernali, minacciati dai lupi che ululano alla Luna.
Metafora della vita. Cacciatori e prede, come intuì Bruce Chatwin, nelle sue fantasie sull’identità nomade. Radice profonda da cui noi sedentari ci siamo alienati da millenni. E che, tuttavia, urge ancora nel nostro subconscio. Individuale e corale. Emergendo, ancorché a tratti, nelle leggende. Nei sogni. Nelle paure senza nome …

Sbircio la Luna piena. Che improvvisamente appare in tutto il suo splendore. Aprendosi, a forza, un varco tra le nubi plumbee di questo piovoso gennaio.
È davvero splendente. E diversa da tutti le altre. Anche se, a ben vedere, ogni Luna è diversa. Particolare.
La fisso. Una leggenda popolare, che mi raccontava mio nonno, vuole che, se fissi troppo a lungo, con occhi sbarrati, una Luna come questa, ti puoi trasformare in un lupo.
Fiabe, certo. E, come dicevo, memorie e paure ancestrali.
Eppure…
Eppure, tutto sommato, mi sentirei molto meglio nella pelle di un lupo, correndo libero coi miei fratelli. Lottando per la vita. Piuttosto che sotto il vello di pecora grigia, insieme ad un immenso gregge di pecore ancor più grigie. Che vanno buone buone al macello. A fornire cibo e carne alle lene…