Sembra che a giorni un centinaio di intellettuali sovranisti, o perlomeno non di sinistra, firmeranno un manifesto per dichiarare le loro ragioni in favore del “no” al prossimo referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari.
Il fatto, al di là del merito che ancora non conosciamo, mette l’accento su un progressivo scollamento tra il mondo della cultura e quello della politica nell’area non conformista. È noto infatti che i due principali partiti di opposizione, vale a dire Lega e Fratelli d’Italia, si sono schierati apertamente per il sì. Che lo abbiano fatto più per restare coerenti con una posizione presa oltre due anni orsono, quando la situazione politica era diversa dall’attuale, che per autentica convinzione è chiaro. Ma è altrettanto vero che, almeno singolarmente, sono sempre di più coloro che, tra opinionisti, intellettuali, giornalisti e studiosi dei fenomeni politici, hanno preso le distanze dall’area di riferimento proprio su questo tema. E lo hanno fatto anche alcuni siti online quali ladestra.it e barbadillo.
Al contrario della Sinistra che continua ad avere stuoli di intellettuali più o meno organici, pronti a sostenere qualunque stupidaggine in nome di un ammuffito antifascismo, e pur di avere qualche strapuntino con cui campare; a Destra politici e intellettuali continuano a procedere su strade parallele ma del tutto indipendenti. Per dirla con una battuta, politica e cultura, a destra, raramente si incontrano. E quando lo fanno non sanno che cosa dirsi.
È pur vero che, specie quando si è all’opposizione, è necessario parlare alla pancia della gente allo scopo di far crescere i propri consensi. Inutile disquisire sul pensiero di Carl Schmitt con gli smanettatori da tastiera. Ma è altrettanto vero che i politici dovrebbero ascoltare con maggiore attenzione le analisi e le proposte che i molti intellettuali di Destra – ammesso che li si possa ancora definire tali – pubblicano quotidianamente su siti, blog e qualche giornale non allineato.
Si tratta spesso di opinioni contrastanti, o addirittura contraddittorie, figlie della grande varietà di posizioni che, da sempre, caratterizzano questo mondo. Tuttavia la coesione, o almeno la non contraddizione, tra diverse idee si è avuta soltanto quando la politica esprimeva personalità politiche forti e carismatiche. Mi viene in mente il Fascismo, che lasciava ampia libertà di espressione a tutti gli intellettuali a patto che non mettessero in discussione la leadership del Duce, o a Togliatti che faceva altrettanto per tutti coloro che fossero disposti a dichiararsi “organici” alla linea del Partito Comunista.
Spesso i partiti di Destra hanno cercato di inglobare nelle loro fila importanti esponenti del mondo accademico e intellettuale. I risultati però sono stati poco confortanti. Vengono alla mente i nomi di Sgarbi, Mathieu e dello stesso Daverio. Ma è altrettanto vero che fior di personaggi provenienti dal mondo della cultura e dell’editoria continuano a mettersi alla prova. Due nomi per tutti: Alessandro Amorese candidato alla Regione Toscana e Roberto Alfatti Appetiti nella sua Avezzano. Due intellettuali di vaglia che hanno deciso di dare un peso culturale alle liste di Fratelli d’Italia con la loro candidatura.
Ma non è sufficiente. È giunto ormai il momento che quelle due strade parallele tornino ad incontrarsi, a dialogare, a confrontarsi. È indubbio che gioverebbe ad entrambi.