“Noi tutti crediamo in Dio” rispose Khomeini a Giovanni Paolo II, che intercedeva per la pace e cercava una, difficile, mediazione sulla questione degli ostaggi americani.
E Khomeini, come Woytila, non era soltanto un leader religioso, ma anche politico. E un teologo di grande rilievo, più di un ayatollah… un Marja’ al taqlid. Fonte di imitazione. La sua parola era legge morale. La sua interpretazione del Corano, sentiero da seguire.
Noi tutti crediamo in Dio. Nel Dio Unico. Creatore del Cielo e della Terra.
Ebrei, cristiani, musulmani… un unico Dio.
Ma si tratta dello stesso Dio? I teologi, i rabbini, gli ulema risponderanno di sì. La Rivelazione è unica. La Sorgente è unica.
Ma si manifesta per gradi. Attraverso la Parola. E i libri che questa Parola trasmettono. E interpretano.
E qui comincia il problema.
Perché il libri sono diversi. E ancora più diverse le loro interpretazioni.
La Bibbia ebraica è un complesso intreccio di storia, o meglio storie del popolo di Israele, e di visioni profetiche. Che si vanno raffinando, a quanto sembra, grazie al contatto con la civiltà persiana. E all’influenza della dottrina di Zarathustra.
Ma il Dio di Israele è, appunto, il Dio di Israele. Geloso ed esclusivo.
Appartiene agli ebrei e gli ebrei appartengono a lui. Gli altri popoli non contano. Anzi, se necessario al suo Popolo, vanno distrutti. Sterminati. Come i moabiti. Per fare solo un esempio.
La Bibbia dei Cristiani è significativamente diversa. Nel testo e nelle interpretazioni. L’attesa messianica – che era attesa di fondo politica – diviene compimento. Ma compimento metafisico. È il Vangelo, l’annuncio, il naturale completamento. Ma si tratta di un annuncio che va al di là di un popolo o di una stirpe. Paolo crea una Religione, ovvero un Nuovo Patto, che è universale. E i Vangeli sono narrazioni. Della vita di Christo. Che è ben più importante di qualsiasi libro. Perché è la Parola, il Lògos vivente.
Mohammed tenta una sintesi. Il sigillo della profezia. Tutta la rivelazione è compiuta. Perfetta e, quindi, immodificabile. Ma non scrive il Corano. Perché questo Libro è la Parola di Dio stesso. Increato. Discende nel Profeta. Che ne è tramite, ed è, significativamente, analfabeta.
Il mistero dei conflitti tra i tre Monoteismi , e anche al loro interno, sta proprio nella questione dei Libri. E delle loro interpretazioni. Con le quali gli uomini cercano, e credono, di avere la giusta visione di Dio. Di essere suoi strumenti, come Mosè che stermina la gente di Moab. Per altro imparentati con gli stessi ebrei, discendenti di Abramo.
Teologia. Ma teologia politica. Che spiega, o meglio innerva anche i contemporanei conflitti. Nel Medio Oriente, e non solo.
Guerre fratricide. Arabi ed Israeliani pretendono di discendere entrambi da Abramo. Parlano lingue dello stesso ceppo. Sono semiti, appunto.
Nelle civiltà politeistiche ben di rado la religione diveniva causa, o strumento di guerra. Le cause erano ben altre. Terre, economia, potere… Ma i molti, diversi Dei coesistevano senza problemi. Nel cielo dei, cosiddetti, pagani c’era posto per tutti.
Paradossalmente un unico Dio è ingombrante. Perché tutti quelli che vi credono, pretendono di essere i suoi prediletti. Gli interpreti corretti della sua volontà.
Gli Accordi di Abramo. Avevano suscitato aspettative e speranze. Ma ci si dimentica che proprio la (pretesa) ascendenza comune era, e resta, parte importante del problema.
Chi è il figlio legittimo? Chi il figlio della schiava?
Noi tutti crediamo in Dio…
Ma i Libri restano diversi.