“Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola”. Basta sostituire il nome “Michele” con quello di Giacomo/Mimmo e da Ecce Bombo di Nanni Moretti si passa alla lista torinese dei Moderati di Portas.
Il leader di quell’accozzaglia eterogenea che appoggia il piddino Lo Russo si è accorto che il marchio “Moderati” non tira più, non funziona. Anche perché, mancando completamente un programma politico ed una collocazione ideologica, il movimento civico viveva esclusivamente di un marketing che appare ormai superato. Così, di fronte alla crescente preoccupazione di una sconfitta del centrosinistra subalpino, Mimmo Portas è costretto a correre ai ripari. Deve farsi ricordare, deve marcare il territorio, deve fare in modo che si parli di lui. Perché i soliti manifesti di una banalità sconcertante non bastano più.
Dunque i Moderati minacciano di correre da soli se Lo Russo non giura che non farà mai accordi con i pentapoltronati. Giurin giuretta. Ovviamente, in caso di ballottaggio, Portas sarebbe costretto ad ammettere che i voti dei pentapoltronati servono, eccome. E nell’urna sono proprio uguali a quelli degli altri elettori del centrosinistra. Dunque è impossibile rifiutarli.
Però sono utili adesso per far polemica, per farsi notare. Magari per cominciare a chiedere qualche assessorato. Da indicare per scritto, perché non fidarsi è meglio.
A meno che i sondaggi non diventino così favorevoli a Damilano ed al centrodestra da spingere Portas ad abbandonare il Pd ed a schierarsi sul fronte opposto. D’altronde lui arriva da Forza Italia, dunque non avrebbe remore a passare da un fronte all’altro. Per il bene di Torino, ça va sans dire. Perché lui ed i Moderati non sono minimamente interessato alle poltrone.