La parola più utilizzata nella presentazione di “Portici di carta”, la manifestazione letteraria che occuperà i portici di Torino l’8 e il 9 ottobre? Libri, ovviamente. Seguita, meno ovviamente, da Gramsci anche nella variante “gramsciano”. Se qualcuno avesse avuto dei dubbi sulla collocazione politica dell’iniziativa, gli interventi di ieri presso le Gallerie d’Italia hanno eliminato ogni incertezza. È la rivincita degli intellò subalpini nei confronti dei barbari che hanno votato a destra.
Legittimo, ovviamente, da parte degli organizzatori privati che anche ieri hanno tenuto a sottolineare la loro lontananza da chi ha vinto le elezioni. Legittimo anche da parte del Comune di Torino, guidato da chi è stato eletto per portare avanti una politica anche culturale di sinistra. Semplicemente stupido da parte della Regione Piemonte che in teoria avrebbe una maggioranza di centrodestra ma che si ostina a finanziare ogni iniziativa contraria ai propri elettori.

Così, tra immigrazionisti, gramsciani, gobettiani e fans di Bobbio, bisogna accontentarsi dello spazio concesso a “Torino nera”. Dove, però, il nero non è riferito alla politica bensì al noir. E con gli interventi previsti tutti rigorosamente corretti politicamente, con un’unica eccezione. È evidente che il voto del 25 settembre era troppo recente per pensare ad un cambiamento. Ma è inutile illudersi su un cambiamento il prossimo anno. D’altronde uno degli organizzatori lo ha chiarito subito: lui e l’assessore regionale che aveva favorito la nascita dell’iniziativa erano su posizioni politiche opposte, ma sono andati subito d’accordo. Perché l’assessore eletto con il centrodestra si era immediatamente adeguato alle indicazioni dell’organizzatore di sinistra. Ed ora si è riusciti persino a far di peggio.
Perchè agli ospiti ed ai convegni all’insegna del politicamente corretto si è aggiunto anche l’indottrinamento dei bambini. Ma, forse, in Regione non se ne sono accorti o non sono riusciti a capirlo.