Il dinamismo interno alla composizione e gli accostamenti cromatici accesi rappresentano il sottile fil rouge che contraddistingue le opere di Corrado Porchietti, classe 1950, nato a Savigliano, ma torinese di adozione, protagonista della personale intitolata “Grazie Wei'”, ospitata fino al 10 maggio prossimo presso l’Associazione Lucana Carlo Levi e la Fondazione Giorgio Amendola, nella loro sede di via Tollegno 52.
Dal 4 al 27 maggio prossimi le opere saranno esposte presso la Giardineria Reale del Circolo degli Artisti di Torino, in corso San Maurizio 6.
Corrado Porchietti ha affinato il suo linguaggio figurativo, dopo la frequenza presso l’Accademia di Belle Arti di Torino, sui modelli di Francesco Casorati e Nino Aimone, con i quali per anni ha avuto un rapporto amicale, e raccogliendo anche suggestioni dalle matrici dell’oggettività fisica e metafisica e dall’espressionismo, in particolare di natura nordica. Sicuramente la sua arte risulta debitrice delle forme cosiddette “popolari” della comunicazione visiva e di una sua naturale predisposizione al racconto immediato di storie vere e assurde al tempo stesso. Le sue opere si collocano sempre in bilico tra commedia e tragedia.
Sono presenti in mostra ventiquattro sue opere, alcune delle quali di grandi dimensioni, come quella intitolata “Porchietteria”, un trittico di tre metri e sessanta di base per due di altezza, opere capaci di individuare le sue diverse fasi artistiche, tutte contraddistinte dalla cifra stilistica del colore.
Nella tele di Porchietti emerge un’ironia unita all’astuzia dello sguardo, che diventa capace di superare la convenzionalità del quadro che ospita oggetti disparati, per smascherarne il vero volto. In alcune sue opere figurano interni in cui sono dipinti oggetti che, nella realtà, raramente troveremmo accostati e vi compaiono figure femminili a tratti provocanti, a volte contraddistinte dal tratto anatomico del seno.
La prima opera in mostra dal punto di vista cronologico è un acrilico su tela dipinto nel 1979, dal titolo “Il guerriero innamorato”, nella quale emergono prepotenti le figure femminili. Una successiva fase, seppure circoscritta, della produzione artistica di Corrado Porchietti è stata dedicata a opere raffiguranti il paesaggio, realizzate con tecnica mista su tela, quali “Il lago” del 1986, “La casa sul lago”, del medesimo anno, “La borgata” e quella intitolata “Il bosco”, risalente al ‘ 92. Una parentesi artistica sempre contraddistinta da un uso sapiente del colore.
Le opere di Corrado Porchietti, secondo Annamaria Chiara Donini, sono percorse da potenza, ironia, astuzia di uno sguardo che, fingendosi ingenuo e inconsapevole, dissimula il quadro convenzionale della realtà, smaschera i suoi infingimenti e li colloca entro la cornice di un’altra realtà e di un’altra simulazione.