Un Gabbiano che divora una Cornacchia. Nulla di strano. Il Gabbiano è un predatore feroce. Soprofago, spazzino non disdegna però la carne fresca. E viva. Altri uccelli, di taglia minore. Pesci. E anche piccoli animali terrestri. Il suo habitat è marino. Ma l’abbondanza di cibo disponibile, le immondizie umane, lo attraggono anche lontano dalla costa. Nel centro delle città. Come a Roma. Dove, appunto, partecipa del quotidiano banchetto offerto generosamente dalle Amministrazioni comunali. Che si succedono con grandi promesse e squilli di tromba, ma nulla fanno per cambiare qualcosa in quella che sarebbe la più bella città del mondo. E che si è, ormai, ridotta a una immensa discarica di rifiuti
Dunque, che un Gabbiano prenda una cornacchia come, improvvisata, merenda, non rappresenta alcuna notizia. Che questo avvenga nella Fontana di Trevi è, naturalmente, ben più degno di nota. Ma che il pasto cruento del Gabbiano colori di sangue l’acqua della Fontana subito prima che giungano i partecipanti al G20 per farsi fotografare come dei turisti scemi mentre gettano la monetina beneaugurante…beh non è una notizia. È ben altro. È…un presagio.
Lasciamo perdere l’affannarsi dei responsabili del Cerimoniale, presi dal panico all’idea che il sangue della cornacchia potesse offendere i delicati occhi di Biden, Merkel, Draghi e Co. Come è noto abituati a non vedere sangue versato. Vi sono altri che provvedono a versarlo, copiosamente, per loro….
Quello che conta, quando si vogliono leggere i presagi, è il fatto in sè. Il momento in cui avviene. Il luogo, e, sopratutto, i volatili coinvolti. Arte antica con precise regole. Arte degli Auguri. Che affonda le sue radici prima dell’inizio di quella che siamo usi chiamare storia. La praticavano i Latini che fondarono Roma. E prima di loro gli Etruschi, popolo dalle conoscenze misteriche profonde. E prima ancora i popoli nomadi che vagavano nelle Steppe dell’Eurasia. Indoeuropei, proto-Indoeuropei…per una classificazione precisa leggete Giacomo Devoto. Per gli usi e i rituali Dumezil e Benveniste…
Dunque. Il luogo. La Fontana di Trevi.
Così come la vediamo oggi è una, straordinaria, architettura neoclassica. Una scenografia imponente. Ma prima che i due Bracci, Pietro e Virginio, vi mettessero definitiva mano, su commissione di Clemente XI, molti furono i passaggi. E vi lavorarono il Bernini e, prima di lui, l’Alberti. Mica te dico cotica, direbbero i miei coatti…
Perché Trevi è lo sbocco della, cosiddetta, Aqua Virgo, uno dei più importanti acquedotti romani. Una delle vene dell’Urbe. Che parte da una fonte scoperta da Vipsiano Agrippa. Lo stesso del Pantheon. Cui fu indicata, dicono, da una fanciulla. Che, forse, non era solo una fanciulla vergine. Bensì Trivia, Ninfa e Dea. Trivia ha, secondo Varrone, a che fare con gli incroci delle vie, i trivii, appunto. Ed è uno degli appellativi di Diana, in Virgilio e Ovidio. Triforme, come la Luna. Diana, Ecate, Selene.
Siamo, dunque, in uno dei luoghi più antichi, e sacri, dell’Urbe. Luogo magico, per la tradizione popolare. Luogo, anche, di fantasmi…ma questa sarebbe altra storia. E troppo lunga da raccontare. Ora, almeno.
Il Tempo. Uno dei momenti più bui della storia di Roma. E dell’Italia intera. Mentre i cosiddetti Grandi, tutti festanti dopo aver preso decisioni che metteranno il ginocchio il paese, e probabilmente il Mondo tutto, si stavano per recare alla Fontana. Per farsi fotografare ridenti mentre gettano la monetina. Cosa che, per altro, poi hanno fatto. Ma in modo sbagliato. Solo per i fotografi e per la stampa osannante e genuflessa. Sbagliando i gesti, perché non vi credevano. Ma sbagliare i gesti in un rito è pericoloso. Te lo ritorce contro…
E, poi, i due uccelli. La cornacchia, che si pasce dei morti sui campi di battaglia. E che è messaggera dell’oltretomba. E il Gabbiano. Soprofago anche lui, ma uccello del vento e della luce. E simbolo, per eccellenza, di libertà. Bach nel suo “Il Gabbiano Johnathan Livingston” che molti di noi hanno letto in gioventù, ha ripreso questo simbolo. E ne ha fatto l’emblema di coloro che non accettano, supinamente, di seguire la vulgata comune. Dei ribelli. Dei liberi…
Ora il Gabbiano di Trevi ha divorato la Cornacchia. Versando il suo sangue nell’Aqua Virgo. Sacra a Diana. E questo proprio mentre i pretesi padroni del mondo si apprestavano ad una parodia del rito augurale…
Qualcosa avrà voluto dire, no?
Certo, ci vorrebbe un antico augure per interpretare i segni. Uno di quei fantasmi che, nelle notti di Luna, passeggiano tra Trevi e Piazza Navona…