Mi affaccio sul balcone poco prima dell’alba. Già il cielo, all’orizzonte, sta transitando dal nero della notte ad una sfumatura cobalto. E le sagome dei Tiburtini cominciano a delinearsi all’orizzonte. Mi sembra, addirittura, di intuire un qualche brillio, forse spruzzate di neve che riflettono i raggi del primo Sole, che qui, ancora, non giungono.
Mi viene in mente Orazio. Quello dei Carmina. Inevitabile. Nessuno come lui ha saputo trasmettere la suggestione malinconica di un paesaggio invernale. E per chi lo abbia letto, diventa filtro di percezioni ed emozioni
L’aria è decisamente fredda. Per lo meno per il metro di Roma. Fredda ma…in un certo senso già meno cupa, meno greve di quello che era nei giorni scorsi. Vi è qualcosa di diverso. Di più….frizzante. Una sorta di allegria. Febbrile.
Siamo ancora in Gennaio certo. Ma è l’ultimo scorcio. E il vento, ancor gelido, reca già un sentore, un profumo diverso. Febbraio si avvicina.
Febbraio. Mese delle febbri. Il tempio di Febris – sive Deus, sive Dea veniva invocata, non aveva genere, come molti Numi arcaici – è fra i più antichi di Roma. Naturale. Terra di palude, e di minacciose epidemie. Che proprio in questa stagione giungevano all’apice. E mietevano vittime. Ma i Romani antichi – quelli veri, come sono solito scrivere – continuavano la loro vita. Una preghiera nel tempio. E si andava avanti. La febbre faceva parte della vita. E come tale veniva accettata. Senza tante storie…
Comunque Febbraio si avvicina. E l’aria del mattino ha uno scintillio diverso. È più tersa. Più luminosa.
La febbre, che dà nome al mese, sembra scorrere già nelle vene della terra. Ed è una forza rigeneratrice. Vitale. Ieri, sul campo incolto di fronte a casa, ho visto spuntare le prime margherite. E alcuni ciuffi d’erba hanno assunto un colore smeraldo. Per un attimo, sono rimasto a guardarli. Come incantato. Forse perché… è un colore che amo
Mi infonde una sorta di gioia. Di ebrezza.
E Febbraio è caratterizzato proprio da questa ebrezza che scorre sottile. Nelle vene della Terra che si ridesta. E in quelle degli uomini che riescono a trovare un attimo di armonia. E guardare oltre il proprio velo di egotismo di paure. Pochi. Sempre meno purtroppo.
Gennaio è il mese della morte. Plumbeo. Oscuro. La stasi del gelo che tutto paralizza. Febbraio è febbrile movimento sotto traccia. Sfrenato. I luperculi che correvano intorno al Septimontium, coperti di pelli e sangue. Colpivano le donne con fruste di cuoio. Si credeva che ne assicurasse la fertilità.
Il Carnevale. Le maschere terrificanti di Arlecchino, Pulcinella… Uscite dagli inferi. Dal ventre della Terra. O il sostare della Caccia Selvaggia. Le beffe, i lazzi, che mettono in luce l’irrazionale che urge, come magma, dietro la parvenza. L’illusione del prevedibile, della sicurezza. Che viene fugata come la foschia dell’alba. Di questa alba che, ormai, sta sorgendo
Respiro a pieni polmoni . Profondamente. Un soffio di vita. Un anelito. Un, confuso ancora, groviglio di desideri.
Febbraio è ormai prossimo.