Fatico a spiegare (anche a me stesso) la suggestione che hanno sempre esercitato su di me i presepi. Non è una questione prettamente di Fede. Di religione. E neppure soltanto estetica. Anche se devo ammettere che l’estetica, il senso del bello, in questo ha una sua, indubbia, importanza.
Fatto sta che i presepi mi sono sempre piaciuti. Da sempre. Fin da bambino.
Ricordo quello dei nonni materni, con le statuine grandi, di gesso dipinto a mano. Occupava un’intera stanza, e per la sua preparazione si cominciava ancora a fine novembre. Perché il muschio lo andavano a cercare nei campi. Fresco. E poi lo lasciavano essiccare accanto alla stufa. E le montagne venivano fatte con carta di giornali, impastati con colla, e dipinte, poi, con i colori. Marrone, grigio ferro, azzurri, bianco, verde bosco….era un lavoro lungo. E paziente.
Non per nulla Luciano De Crescenzo, nel suo libro migliore “Così parlò Bellavista”, divide gli uomini in presepisti e alberisti. I primi sono “uomini d”amore”. Un i secondi “uomini di libertà”. Perché l’albero si monta. Si fa presto a farlo. Si appendono i palloncini, le luminarie, i festoni d’oro e argento…. fatto, bell’e pronto in poco tempo. E tu sei libero. L’albero fa allegria, decora la casa. Ma non richiede troppo impegno.
Con il presepe è tutta un’altra storia. Ti ci devi dedicare. Devi, in sostanza, amarlo. È qualcosa di Vivente, che prende forma a poco a poco. Richiede cura . Passione. Altrimenti… viene fuori brutto. E un presepe brutto è come un amore finto. In sostanza….una bestemmia.
Dicevo che l’estetica ha una sua importanza. Perché il presepe è opera d’arte. Trova corrispondenza nelle opere di grandi scultori e pittori. E viene, primo, in mente Giotto. E poi Botticelli, Mantegna, Raffaello, Caravaggio…. perché, un tempo, la Chiesa era grande patrona delle arti e degli artisti. E sapeva che con la Bellezza si educavano gli uomini ben più che con tanti discorsi…

Però il primo vero presepe è quello di Arnolfo di Cambio. Un genio, contemporaneo di Dante e di Giotto. A cavallo tra ‘200 e ‘300. Stagione straordinaria per l’Italia, e per Firenze soprattutto. Ché Arnolfo veniva da Colle Val d’Elsa, figlio di notaio si dice. E progettò il Duomo di Firenze, Santa Maria del Fiore, che l’Alighieri, esule, sognava di vedere completato. E sua è anche Santa Croce, scrigno delle memorie italiane, secondo il Foscolo. E il progetto urbanistico di tutte le Terrae Novae, conquistate dai fiorentini…
Ma era anche scultore. E a Roma scolpì il primo presepio inanimato. La Sacra Famiglia e i Magi. In Santa Maria Maggiore, nella cappella di Sisto V, che ce lo fece trasferire…
Ma il Presepe, come tutti sanno, era nato ben prima. Con figuranti viventi. E il merito viene attribuito a Francesco, che lo mise in scena a Greccio, nella notte di Natale del 1223…. oddio, questa è almeno la vulgata comune. Ma quella di Francesco era una Sacra Rappresentazione, forma medievale di teatro (senza teatro) che serviva a insegnare agli “illetterati”, che non sapevano il latino, i contenuti delle Scritture. E Francesco, certo, aveva preso spunto dai Vangeli dell’infanzia, Luca, soorattutto, e Matteo, per quanto riguarda la storia dei Magi. Pescando, però, a piene mani anche dagli Apocrifi. Che sulla natività raccontano molte più storie. E molto più suggestive.
Però quello di Greccio non fu il primo. Si sa di altre Sacre Rappresentazioni precedenti. In Italia, Provenza, Francia…
Fatto sta, comunque, che dopo Greccio il presepe divenne una tradizione sempre più radicata. E, soprattutto, legata alla, complessa, Famiglia del Santo di Assisi.
Perché, parliamoci chiaro, il Presepe, quello vero, è francescano. Poi si può discutere se siano più abili costruttori di presepi i Cappuccini o i Frati Minori. Padre Pietro, di cui ho già parlato, direbbe che non c’è storia. Gli originali, quelli fondati da Francesco, sono loro. I Minori. Tutti gli altri, Conventuali, Cappuccini e via a discendere, sono venuti dopo. Con qualche… eccentricità.
Tuttavia anche i Cappuccini fanno da sempre dei gran bei presepi. Da bambino, ogni anno i miei mi portavano a vedere il Grande Presepe dei Cappuccini. Proprio all’inizio della via che da loro prendeva nome. E c’era da restare incantati. A bocca aperta . Un gioiello architettonico, con personaggi e ambienti diversi. Oltre all’alternarsi del giorno e della notte…
Quando vivevo a Roma, la chiesa parrocchiale era dei frati del Terzo Ordine Regolare. Il presepe era bello…ma mancava del tocco magico della mia infanzia. Poi è arrivato il COVID. E si poteva entrare solo con tanto di mascherina e amuchina al posto dell’acqua santa. Non vi sono più andato. Né vi ho portato mio figlio. Mi sembrava la migliore propaganda per l’ateismo. Altro che quei quattro eccentrici della “Società per lo sbattezzo”. Basta e avanza la Chiesa di Bergoglio. Inutile che si dannnino tanto l’anima…
Qui, però, la Chiesa è un convento di Minori. Vi sono già stato. È bella, raccolta. Ed ha un bellissimo chiostro. Andrò a vedere il Presepe. Non da solo. Certe emozioni è importante poterle condividere. È il più bel dono di Natale, almeno per me…
Certo, non solo i francescani hanno la tradizione del Presepe. Ci sono, anche, i Gesuiti, ad esempio.
Però i loro presepi sono tutta un’altra cosa.
Sono più…beh sì, ideologici. A partire dalla Capanna o Grotta. Che non c’è. Sostituita dalle rovine dì un tempio pagano, tra le quali viene posta la Sacra Famiglia. La Nuova Fede che trionfa sul mondo antico
Sono belli. Ma ben di rado l’ideologia può essere poesia .
I Francescani hanno ancora il senso della poesia del Presepe. Che è semplice. Non semplicistica. Perché il simbolismo è essenziale, e tuttavia profondo. A partire dalla grotta. E dall’asino e il bue. Immagine di umiltà. E immagine di regalità.
Ne ho già scritto…
Qui, piuttosto, voglio solo abbandonarmi per un momento all’emozione che mi dà il Presepe. La stessa che mi dava da bambino…e so, così, di espormi al lazzi del Direttore sul mio, progressivo, rimbambinirmi. Ma sinceramente non mi importa. È Natale. Ed è, finalmente, un Natale felice.
Auguri a tutti