Il primo Stato ad andare al voto per le elezioni presidenziali ad ottobre in Sudamerica sarà la Bolivia, dove i cittadini dovranno recarsi alle urne sette giorni prima rispetto ad argentini e uruguaiani.
L’obiettivo dell’uscente Evo Morales è quello di concludere la partita per il suo quarto mandato consecutivo già nella giornata di domenica 20 ottobre evitando una pericolosa alleanza dei candidati di centrodestra al secondo turno.
Stando alla legge elettorale, che consente di evitare il ballottaggio qualora un candidato superi il 50% dei consensi o raggiunga il 40% con uno scarto di almeno 10 punti sul secondo, e agli ultimi sondaggi, il traguardo per il leader indio sarebbe più vicino. Secondo i dati forniti dal canale televisivo boliviano UNTEL, privato e vicino ai partiti dell’opposizione, l’ex sindacalista sarebbe in testa con il 43,2% seguito dall’ex presidente Carlos Mesa al 21,3% e dall’imprenditore Oscar Ortiz all’11,7% con i restanti sei sfidanti tutti al di sotto del 2%.
Nonostante l’accresciuta notorietà di Mesa negli ultimi anni, dovuta al ruolo per conto del governo boliviano in ambito internazionale nella disputa con il Cile riguardante lo sbocco al mare della nazione andina, lo zoccolo duro del partito Movimiento al Socialismo (Movimento per il socialismo, Mas) dovrebbe consentire anche la riconferma della maggioranza nella contemporanea elezione per 130 deputati e 36 senatori. L’analisi territoriale del voto mostra, ancora una volta, come il consenso maggiore per il presidente in carica venga dal dipartimento della capitale La Paz mentre le regioni orientali si confermano roccaforti delle opposizioni.
Le tre regioni in cui Mesa sarebbe in vantaggio sarebbero, infatti, quelle di Tarija, Chuquisaca e Beni, con quest’ultima che rappresenta il vero tallone d’Achille di Morales considerando che si tratta dell’unico Dipartimento ad aver sistematicamente votato a maggioranza per i candidati liberali in tutte le competizioni dal 2006 ad oggi compresa la tornata del 2014 in cui il leader aymara vinse in otto delle nove Regioni in cui è suddivisa la nazione sudamericana.
In piena sintonia con la panoramica del voto nel nuovo millennio è anche l’analisi che vede il leader populista nettamente in vantaggio nelle aree rurali e soccombere in quelle urbane. Un’affermazione al primo turno per il mandato presidenziale 2020-2025 di Evo Morales potrebbe fare anche da volata ai candidati socialisti in Argentina e Uruguay per la settimana successiva riaprendo un ciclo che solo qualche anno fa sembrava del tutto concluso.