Prime nevicate in montagna. Pochi centimetri. Gli operatori dello sci, ovviamente, sperano che arrivi presto la neve vera. Quella che consenta l’apertura delle piste e degli impianti di risalita senza la necessità di svenarsi per innevare tutto con i “cannoni”. Anche perché pagare cifre folli per sciare su una lingua di neve in mezzo al fango non è proprio il massimo. Lo scorso anno chi ha puntato sui rincari eccessivi dei prezzi per i Pass giornalieri e plurigiornalieri ha spesso registrato un miglioramento dei conti delle società che gestiscono seggiovie e funivie, ma a fronte di un drastico calo delle presenze di turisti nelle località sciistiche.
Dunque meno gente nei ristoranti, meno gente nei bar, meno acquisti nei negozi di alimentari o di abbigliamento. Una tendenza che dovrebbe accentuarsi quest’anno, con i rincari generalizzati sia nei negozi sia nei ristoranti. Le previsioni delle associazioni di categoria assicurano su una flessione delle spese delle famiglie in occasione delle feste di fine anno. Minori consumi, meno regali, meno viaggi, meno vacanze. Zelensky lo vuole e lo vogliono i mercanti di armi.

Se la neve dovesse cadere in abbondanza, si potrà ovviare al calo di sciatori sulle piste con un incremento di scialpinisti o di ciaspolatori. In caso contrario i problemi cominciano a diventare preoccupanti. Soprattutto se si insiste a considerare la montagna esclusivamente come parco giochi per sciatori. D’estate le località alpine hanno ritrovato il flusso turistico degli anni d’oro grazie al caldo che asfissiava le città. E le passeggiate sui sentieri e nei boschi sono, almeno per il momento, ancora gratuite. Dunque ci si poteva rilassare e divertire senza spendere altri soldi oltre a quelli per viaggio, alimentazione e per dormire. Con la possibilità di spendere per altri acquisti ciò che si era risparmiato e che non si risparmia d’inverno se si scia o si pattina.
Che fare, dunque? Le proposte alternative allo sci diventano fondamentali. Però sono quasi tutte a pagamento ed a costi per nulla modesti. Spa, piscine, centri benessere, massaggi. E poi proposte gastronomiche di alto livello o anche solo di alto prezzo. Si risparmiano i 60 euro ed anche più di un giornaliero per ritrovarsi a spendere altrettanto, ed anche di più, per le iniziative alternative. Un rischio, in una fase di difficoltà economica che colpisce anche il ceto medio che affollava in passato le piste da sci e le località di montagna.