Esiste un portale chiamato Notizie Pro Vita, appendice della Onlus omonima ProVita.
Wow! E questi chi sono?
Sono curiosa: anch’io sono pro vita. Sopratutto pro circonferenza vita, tant’è che il marito mangia sovente succulenti taglieri di formaggi come surrogato del dolce e di solito, gli faccio compagnia.
La nostra vita levita ma vi assicuro, in alcuni casi ne vale davvero la pena.
Ingenuamente, mi aspetto quindi un e-commerce zeppo di leccornìe.
Invece no, lì dentro c’è qualcosa di inverosimile. Peggiore persino di tutti i preparati in polvere che uso come sostituto del pasto.
Vado a leggermi la mission della Onlus e scopro che “opera in difesa dei bambini, della vita dal concepimento alla morte naturale”.
La Onlus rappresenta in sostanza “chi non può parlare”.
Eccoli lì: gli antiabortisti.
Ci arrivo perché un’amica segnala sulla sua bacheca facebook un orrendo manifesto alto undici metri, in cui veniamo edotti sulla morfologia umana a undici settimane dal concepimento. Il nostro cuore batte, abbiamo gli organi interni e probabilmente (dicono loro) ci succhiamo già il pollice.
Fantastico. Quindi? Qual è l’obiettivo di questa lezione d’anatomia spicciola?
Una abominio simile, lo avete concepito sulla lavatrice, nel ripostiglio o in camera da letto?
A parte che, mannaggia a voi, siete talmente avanti da commissionare un manifesto del genere al cugino di turno. Le basi, santo cielo!
Poi, con chi state parlando? Qual è il vostro interlocutore?
E comunque fidatevi, se mia madre avesse avuto la palla di cristallo, sicuramente avrebbe pensato di saltare un giro.
La gigantografia è parte di una serie di materiali comunicativi che l’Associazione divulgherà in vista del 22 maggio, per il quarantennale della 194: legge che consente alle donne di scegliere liberamente se portare avanti o no una gravidanza.
E i ProVita si prodigano nella divulgazione di materiali di dubbia qualità per manifestare un dissenso tipico dell’era medioevale. Fortunatamente siamo nel 2018 e viste le sacrosante proteste, ieri mattina il ripugnante manifesto è stato rimosso. Con buona pace dei ProVita, che potranno continuare a svolgere la loro propaganda in altri luoghi e in altri laghi.
La Onlus si batte anche affinchè lo Stato “garantisca che le donne vengano messe a conoscenza delle conseguenze, provocate dall’aborto volontario sulla loro salute fisica e mentale”.
Vogliono “scuotere le coscienze” i ProVita. Quanta tristezza.
Decenni di lotte buttate nel peggiore dei cessi pubblici.
E pubblici sono gli ospedali come quello di Crotone, dove la quasi totalità di medici e infermieri è composta da obiettori di coscienza e dove dal 2011 al 2016, non è stato possibile praticare alcun aborto.
L’obiezione di coscienza poi, meriterebbe un’enciclopedia a parte.
Perché la stragrande maggioranza del personale medico, non è obiettore: è paraculo.
Secondo il Consiglio d’Europa infatti, esistono significative disparità fra obiettori e non obiettori. Discriminazioni selvagge che comportano svantaggi lavorativi “diretti e indiretti”.
Traduzione: se sei obiettore fai carriera. Se invece ti ergi a boia (secondo qualcuno), meriti di marcire all’inferno. Un inferno personale e professionale da cui uscire sarà molto difficile.
Mal che vada, potrete comunque rivolgervi a un esorcista e recitare una manciata di Padre Nostro: sarete reintegrati a pieno titolo.
Nella civile Torino, è ancora possibile praticare l’aborto.
Certo, ti fanno tutta la manfrina sugli anticoncezionali.
Ti cazziano pure. E giustamente.
Alcuni credono sia impossibile commettere un simile errore nel 2018.
Vi garantisco invece che è plausibile. Un po’ come le corna: tutti certi di non averle finché non si va a sbattere.
Succede. E quando succede, rifletti e rifletti ancora. Valuti la situazione. Pensi ai tuoi bisogni, ai tuoi desideri, a come immagini il futuro.
Ti interroghi sulle possibilità, cerchi ci capire che madre saresti.
E fai una scelta. E quella scelta resta soltanto tua. Mia, sua, nostra.
Non è una scelta loro.
Non è una scelta pro vita e non è una scelta pro morte.