“Scusi prof…” no, non sono in aula. Ho finito le lezioni, per oggi. E me ne sto andando. Ma mentre attraverso il lungo corridoio, grigio e squallido, ancora trasudante umidità, nonostante fuori splenda il sole, mi sento chiamare…e riconosco, ovviamente, la voce…
Dimmi
“Beh, ecco, mi dispiace fermarla. So che sta andando a casa…” la glaucopide è in palese imbarazzo. Con un gesto della mano, le faccio capire che non ha importanza.
“Ecco, ho un problema…però non è proprio un problema di scuola. Piuttosto un problema qui a scuola..” tira un respiro profondo. Arrossisce. Poi fa un nome. Quello del Boro. Dovevo aspettarmelo…
Perché…ti dà fastidio?
(domanda obbligata. Ma credo di sapere già la risposta.)
Lei scuote il capo. E arrossisce di nuovo. Per altro si è abbassata la mascherina. Che a scuola, specie nei corridoi, si dovrebbe ancora portare. Io, per altro, l’ho dimenticata di indossare…come sempre…
“No, Prof… Non mi dà fastidio…non è come sembra, sa? Sarebbe, anzi, proprio un bravo ragazzo..”
Sarebbe? Condizionale. Quindi non lo è. Per lo meno non del tutto…
“Vede prof…Non so se lei se ne è accorto, ma lui verso di me…”
Guarda che se ne sarebbe accorto anche un cieco…
(sorride)
“Un cieco forse sì…ma tra i proff credo che lei sia l’unico. Gli altri quasi non ci guardano. O meglio, guardano se abbiamo la mascherina….”
È necessaria una chiosa. Io non sono un insegnante speciale, né mi ritengo tale. Sono un insegnante, come sempre erano, in maggioranza, quelli che facevano tale mestiere…sino a tre anni fa. Abituati a guardare in faccia gli studenti. Per capire se seguivano, o se stavano proiettandosi mentalmente Pippo, Pluto & Paperino. E così magari ci si accorgeva anche di…altro. Ma oggi questo modo di insegnare sta sparendo. DAD, didattica a distanza, mascherine, distanziamenti… Questo interessa ai Dirigenti, per lo più occhiuti esecutori dei diktat del governo. In sostanza dei Kapò. E la nuova generazione di insegnanti, beh si adatta. E spesso senza troppi problemi. Purtroppo. Per fortuna che a me manca poco…
Guardo la ragazza.
E allora, dove è il problema.
Lei diventa quasi purpurea. Esita..
“Beh, ecco… non è che a me dispiacciano le sue…attenzioni. In fondo è carino. E non è per niente stupido…però..”
Però…
“Ecco, è così…rozzo. Un vero e proprio coatto. Anzi, un Boro… Lei sa che vuol dire, vero? Anche se non è di Roma…”
Mi viene, quasi, da ridere…
Certo che so cosa si intende con Boro. Ma cosa vorresti da me?
La glaucopide tira un respiro profondo. Esita. Poi
“Vede, lei si sarà accorto che io…beh, tante volte lo tratto male. Gli do pubblicamente della bestia…ma non lo faccio con cattiveria. È che vorrei che lui…insomma si comportasse in modo diverso. Con me. Diverso da come fa con le altre…”
Sorrido. La Donna Cruel di Cavalcanti.
Ma io cosa posso fare?
Mi fissa con quegli occhi chiari. E limpidi.
“Vede, prof… Lui, anche se non sembra, ha molta considerazione di lei. La ascolta..”
Questa volta mi metto a ridere.
Se mi ascoltasse, avrebbe ben altri voti…
Ride anche lei. E continua
“Non intendo dire che ascolti le lezioni. Sappiamo come è. Però la ascolta sotto altri profili. E allora… (altro respiro profondo) allora lei potrebbe, senza fare vedere, dargli qualche lezione su come si dovrebbe comportare con una donna… O meglio, con me. Insegnargli un po’ di gentilezza. Di… Romanticismo…. Perché a me lui…piace… Ma così… ” e scuote la testa, sconsolata.
Lezioni d’amore?
Le dico sorridendo.
Lei mi sorride
“Sì, Prof… proprio questo” e mi fissa.
La guardo in silenzio. Poi..
Ma sì…sono abbastanza vecchio, ormai. Ma ci posso provare.
Mi guarda. Felice
“Grazie prof…” si avvia per tornare in classe. Si ferma.
“E poi lei non è vecchio…”
Mi metto a ridere. Ed esco dalla scuola.