Alle bugie del governo degli Incapaci sta per aggiungersene una. Sulla base del crollo della produzione industriale nei primi 11 mesi del 2020 (-12,1%) e considerando il peso dell’industria nell’economia italiana, Gian Primo Quagliano – presidente del Centro studi Promotor – ritiene che il Pil italiano dell’intero 2020 possa registrare una flessione a due cifre, contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Gualtieri e dal lìder minimo che avevano assicurato un calo decisamente più contenuto.
D’altronde le politiche demenziali su ristorazione e turismo hanno creato voragini anche in questi settori che industriali non sono ma che hanno una incidenza rilevante sul Pil.

Tornando al settore manifatturiero, le contrazioni più significative si sono registrate nel comparto delle industrie tessili e dell’abbigliamento (-28,5%), nella fabbricazione dei mezzi di trasporto (-19,3%), nella produzione di macchinari e attrezzature (-15,6%), nella fabbricazione di coke e di prodotti petroliferi raffinati (-15,5%) e in quello della metallurgia e della fabbricazione di prodotti in metallo (-14,3%).
Quagliano ricorda, però, che non è stata solo l’emergenza sanitaria ad influire sui pessimi risultati della produzione industriale italiana. Gli altri Paesi a vocazione industriale, infatti, avevano da tempo recuperato la caduta seguita alla crisi del 2008. L’Italia no. E rispetto all’anno precedente la crisi, la produzione industriale italiana ha registrato, a novembre, un crollo pari al 24,3%.