“Senti che profumo che c’è qui…” M. ha l’aria soddisfatta. Annusa l’aria come un esperto.
“Non parlo dell’aroma dei caffè, né del profumo del vino…del legno. Dell’odore del legno”.
Siamo da Enzo. A bere un aperitivo. Un calice, più esattamente, di bollicine. Fuori è freddo. Umido e piovoso. E il cielo cupo. La stagione va precipitando rapidamente verso il Solstizio .
Ma qui, dentro “La vecchia Europa”, si sta davvero bene. Un calore confortevole. Un ambiente piccolo, ma non angusto. E poi… è tutto legno.
Legno il lungo bancone, sormontato da una pesante lastra di marmo grigio. Legno i pochi tavoli, non più di sei/sette, e legno le spalliere delle sedie, spartane nella loro concezione. Legno le panche lungo le pareti. Parquet di vecchio legno, e muri rivestiti di legno. Dove vi sono teche, anch’esse lignee, con vecchie bottiglie, alcuni strumenti di lavoro di un tempo appesi. Fiori secchi in composizione, quasi ikebana …e anche un telefono a parete. Come quello che ricordo nella casa dei miei nonni…
Comunque, dominante è il legno. Che, in molti anni, si è impregnato, certo, degli odori del vino, del caffè, della, saporosa, cucina di Enzo…ma è restato, comunque, legno. Li ha assimilati questi altri odori. Se n’è arricchito. Ma è rimasto sempre lui.
“Perché il legno è vivo. Anche tagliato e lavorato, Resta vivo. Come quando era albero….” aggiunge M. “E ogni pianta, ogni albero ha un suo profumo. Qui prevale il cirmolo, accanto al rovere del parquet. E il cirmolo trasmette una sensazione di allegria. Ti fa sentire bene. Perfetto per un locale…”
Beve un sorso di vino. Ci pensa un poco.
“Sai, nella mia vecchia casa di famiglia, lassù….” e accenna col capo verso dove sta la montagna “la camera da letto è rivestita d’abete. È meravigliosa. Ti fa respirare dopo tanti decenni l’aroma delle resine. Non dormo mai bene, sereno, come quando sono lì…”
Penso. Gli alberi sono viventi. E lo restano anche dopo il taglio e il lavoro del falegname. Che è, e soprattutto era un tempo, arte. A suo modo, come tutte le arti antiche, magia. La storia di Pinocchio, cavato fuori da un ciocco di legno, ce lo ricorda.
E poi ci sono le fiabe fantastiche di George McDonald. Forse l’unico, vero, precursore di Tolkien. Il romanzo “Anodos”, soprattutto. Dove è il mondo degli alberi, e i suoi misteri, il vero fulcro della narrazione.
Perché le piante, gli alberi sono esseri viventi. Spiriti che assumono quella forma sul piano fisico. E possono essere amici, ma anche… pericolosi. Come il Re degli Ontani della ballata. Di Goethe.
Già, Goethe…. proprio nella osservazione del mondo vegetale aveva sviluppato la sua capacità di risalire dalle diverse forme agli archetipi. Percependo il vivente in ciò che, agli altri, appare, normalmente, inanimato.
Sapienza antica. In forma moderna. I primi luoghi sacri dell’uomo furono i boschi. E il Tempio greco, nella sua architettura, è, appunto, un bosco.
Senza dimenticare i Druidi. Che furono, come dice il loro nome, Sacerdoti degli Alberi. Dai quali traevano il loro sapere. Ne è riprova il, particolarissimo, calendario. Basato non sulle stelle, ma sugli alberi. E le stagioni, i mesi cui sono collegati.
Non a caso, Goethe, sempre lui, in frammento del primo Faust, nella notte di Valpurga, introduce la figura di un Druida… che pronuncia versi sapienziali… che alludono al mondo delle piante…
Respiro profondamente l’aroma del cirmolo e del rovere. Mi sento davvero bene…mi sento sempre bene qui. Vi ho trascorso una delle serate più felici della mia vita. Ve ne saranno altre…. molte, spero.
Finiamo il vino e usciamo. L’aria carica di umidità mi bagna il volto. Ci salutiamo.
Grazie Michè, gli dico…e mi allontano contento…