Chimera. Era il nome di un essere mitologico nel mondo greco, etrusco, romano e non solo. Un’illusione, come la Fata Morgana in un deserto. Un’oasi che non esiste. La politica italiana evita di interrogarsi sull’argomento e scommette che il Centro non è un miraggio, una chimera, una Fata Morgana. Non si sa ancora se abbia il volto di Berlusconi ed il corpo di Calenda, la coda di Renzi ed un’altra testa posteriore con le fattezze di Toti, di Damilano, di Brugnaro o di Boschi.
Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Come la Fenice, anche se in Italia il nome della Fenice non si può più pronunciare per evitare gli strilli dell’Anpi e di Repubblica. Però le classi dirigenti della politica nazionale sentono il richiamo della balena bianca, di un centro moderato e che risponda prontamente ai fischi del padrone di Washington ed alle lagne del padronato italiano.
Ma oltre a scodinzolare, non è chiaro quale sia il ruolo del centro e, soprattutto, che cosa sia in realtà. Il partito dei tecnocrati? Ci hanno già provato con Monti, il grigiocrate le cui uniche competenze erano quelle inventate dai giornalisti di servizio. E la sua squadra di supertecnici? Un bluff che ha provocato un disastro. Incompetenti arroganti. Quando poi, come nel caso di Fornero, la competenza esisteva davvero, era messa al servizio della distruzione degli italiani. Che, al primo voto disponibile, hanno rimandato a casa i tecnocrati centristi e moderati.
Ovviamente il nuovo centro non potrà essere la riedizione della Dc. Di cristiano, grazie a Bergoglio, non è rimasto più nulla al di là degli slogan di Berlusconi. E poi, tolto il cristianesimo, quale Dc? Quella fanfaniana con solide radici sociali nel fascismo o quella bigotta scalfariana? Quella che flirtava con i liberali e con Michelini o quella che voleva il compromesso storico? Quella filopalestinese o quella atlantista? A spanne il nuovo centro sarà atlantista, liberista, antisociale, immigrazionista, a favore della cancel culture e di ogni manifestazione lgbtq+. In pratica un Pd senza più l’ipocrisia della finta attenzione ai ceti popolari.
E si impegnerà, il nuovo centro, a spiegare al ceto medio che impoverirsi è cosa buona e giusta. Che la patrimoniale deve pagarla il ceto medio perché i poveri non possono permetterselo ed i ricchi devono pensare solo a diventare più ricchi.
Perchè votarli, allora? Ma perché sono belli, eleganti, competenti. Perché possono spiegare che farsi fotografare ogni giorno mentre si addenta un panino non vuol dire far politica. Perché cancellare le proprie radici senza aver nulla da dire non è far politica. Perché alzare ogni giorno il ditino per rimproverare gli avversari che non si adeguano al verbo lettiano non è far politica. Perché utilizzare i fondi del ministero della cultura per far favori agli amici ed alle loro mogli non è far politica.
Il centro, insomma, vive degli errori e delle carenze altrui. Magari riuscirà a far eleggere Pierfurby Casini al Quirinale, come esempio di compromesso squallidissimo. Non brilla di luce propria, ma approfitta dell’oscurità di chi sta intorno. Assomiglia più ad una scommessa che ad un progetto politico. Ma quando mancano i cavalli, corrono anche gli asini.