“Dai… Questo Boro esiste davvero, oppure te lo sei inventato? Per trovare qualcosa da scrivere, quando ti mancano le idee, e il Direttore ti sta sul collo?”
Beh, come spesso avviene, la risposta è facile. E al tempo stesso…complicata.
Il Boro esiste. Punto. O, forse, dovrei dire esistono, e sono esistiti. Perché, da quando insegno a Roma, in ogni classe ho trovato un… Boro. E i diversi caratteri si tendono a sovrapporre nella mia memoria. Qualche volta a…confondere. Come gli episodi che cerco di raccontare…
Certo, probabilmente è l’Alzheimer come starà, di sicuro, commentando il direttore. A dimostrazione che con amici così, chi ha bisogno di nemici?
Comunque, il Boro esiste. È un tipo umano o , se vogliamo, una maschera. Nel senso Pirandelliano del termine, però. Ed è tipicamente romano.
Certo, nei, molti, anni in cui insegnavo nel mio Veneto, vi erano, nelle classi, dei ragazzi abbastanza simili. Perché ovunque vi sia un branco, vi è sempre un “maschio alfa”. E questo è necessario. Serve alla didattica. E il maschio alfa può essere o intellettuale (superiorità ben rara) , o, caso più comune, fisico. È quello che, di fatto, domina in qualche modo il gruppo. E, con la sua presenza, in qualche modo rende pacifica la vita interna.
E scolasticamente…produttiva. Perché magari lui studia ben poco (spesso niente), però è essenziale per l’equilibrio. Lui, in un modo o nell’altro, primeggia. E così impedisce una competizione eccessiva tra gli altri membri. Soprattutto tra le femmine.
Discorso da bieco maschilista? Forse. Ma vediamo di capirci. Ci avete convinti che non siamo altro che scimmioni evoluti. Un’evoluzione sulla quale, spesso mi sorgono dei dubbi. Perché quando vedo ancora oggi gente a spasso con il cane, in una città deserta alle sei di domenica mattina, e con due (dico Due) mascherine…mi viene da pensare che Dio avrebbe fatto meglio a tenersi i dinosauri… Comunque, se siamo scimmie evolute, siamo legati, ci piaccia o meno, alle leggi naturali della specie. E in un branco il maschio alfa serve. Altrimenti è il caos. Punto. E adesso insultatemi pure, ma in quarant’anni di insegnamento ho sempre visto che nelle classi dove i maschi sono inetti e insignificanti, le ragazze, molto più studiose e capaci, si sbranano fra loro. E insegnare diventa molto più faticoso. E meno piacevole. Comunque, non vi preoccupate. Presto andrò in pensione, con le mie idee arcaiche.
Comunque il Boro è un maschio alfa tutto romano. Particolare. È il prodotto della sub-cultura di questa immensa periferia che ci ostiniamo a chiamare, impropriamente, Roma. Il prodotto di un totale sradicamento culturale. Di un, arrogante, senso di importanza che pervade una città, che però non è più cosciente del perché è importante. Di una, sempre più assoluta, mancanza di forma.
Però, nonostante questo, il Boro è un buon prodotto.
Intanto chiariamo che non è mai un bullo, un prepotente, un violento. Piuttosto manifesta la sua, esuberante, voglia di vivere, e anche i suoi disagi con una sorta di folle allegria. Con un’ironia scanzonata e un menefreghismo (più apparente che reale) che irrita molti insegnanti.
E che, invece, a me piace. Molto
Certo, gli mollo quattro e tre spesso. Perché non studia. Però il Boro mi piace. Perché, in questa epoca, e in queste generazioni, è, forse, l’ultima speranza.
Pensateci. I ragazzini bravi e diligenti, tanto amati da certe professoresse, studiano, sono educati, disciplinati. E si bevono tutto. In modo assolutamente acritico.
Andrebbero (forse) bene se noi fossimo a Sparta. Dove si formavano degli uomini che dovevano combattere per difendere la loro patria.
Ma noi non siamo a Sparta. E la nostra società tende sempre più verso il formicaio. Vogliamo degli automi. Che obbediscano senza pensare. E che vivano nella paura.
Ora, il Boro non sarà certo il Pensatore di Rodin. E neppure un rivoluzionario. Ma è, a suo modo, un ribelle. Confuso e confusionario. Ma non si beve tutto quello che gli viene propinato. Ci ride sopra. E sfotte, anche.
Per questo non piace ai professori.
Per questo a me è…simpatico.