Film e novelization, “Nel ventre dell’enigma” è ormai un caso di studio. E dopo aver intervistato Gabriele Farina per la novelization, è il turno di Pupi Oggiano, regista del film.
1- Può parlarci del progetto artistico di cui “Nel ventre dell’ enigma” costituisce la terza tappa?
Una breve domanda che ha bisogno di una risposta lunga. Ad ogni modo, riassumendo molto, si tratta di un’esalogia. Sei film che non hanno una vicenda consecutiva e sono assolutamente autoconclusivi, ma c’è un filo rosso che pian piano diventa sempre più evidente e che li lega insieme guidando lo spettatore. I titoli dei film stessi sono a loro volta legati e creano una frase enigmatica il cui significato sarà rivelato solo alla fine del sesto film; “La paura trema contro”, “Ancora pochi passi”, “Nel ventre dell’enigma”, “… E tutto il buio che c’è intorno” eccetera.
2- Quanto ha influito la collaborazione con Dario Argento come ispirazione e stimolo, nella nascita del progetto?
Sono sempre stato attratto dal Cinema e dall’arte in generale. Credo che l’incontro con Dario Argento attraverso i suoi film prima e in seguito, a 13 anni, stringendogli la mano al Cinema durante la Prima di “Phenomena”, mi abbiano aperto un mondo. Con gli anni ho avuto modo di conoscerlo bene, come Artista e come uomo, realizzando 4 documentari sul suo Cinema e il Torino Argento Tour Locations, evento con il quale visitiamo con i fan i posti da brivido usati dal Maestro per i suoi lavori nella nostra bella città. E’ senza dubbio il mio punto di riferimento cinematografico. Con i miei film ho intrapreso tematiche differenti anche se alcune strizzate d’occhio sono comunque innegabili.
3- Vi sono altri autori, che ritiene abbiano contribuito alla sua formazione e di conseguenza, alla genesi del suo lavoro?
Ce ne sono diversi. Fulci, Martino, Lado, Di Leo eccetera. Tutto il Cinema italiano di genere. Ho fatto indigestione di quel meraviglioso ventennio che va dagli anni ’70 agli anni ’90. Irripetibile. Un viaggio clamoroso che ha valicato i confini italiani e che ancora oggi è stimatissimo in tutto il mondo. Se dovessi fare dei nomi tra i registi stranieri che mi hanno in qualche modo influenzato, direi Carpenter, per il coraggio con il quale ha sempre scelto i propri progetti e Shyamalan perché riesce sempre a sorprendere.
4- Può spiegarci in dettaglio la funzione degli elementi dei diversi generi cinematografici, di cui Lei opera una sintesi nei suoi film?
Ogni film è costruito su un genere cinematografico ben preciso. “La paura trema contro” strizza l’occhio alla fantascienza. “Ancora pochi passi”, per tematiche e atmosfere, è decisamente horror. Il successivo “Nel ventre dell’enigma” è ascrivibile al genere thriller mentre “… e tutto il buio che c’è intorno” è un horror fantastico. Gli ultimi due tasselli toccheranno da vicino il giallo e il noir. In poche parole affronteremo tutti i generi considerati “de paura” che ho tanto amato e studiato e che mi hanno formato come autore. Tuttavia non reputo siano film troppo incasellabili in un genere specifico poiché c’è una continua mescolanza di sensazioni e atmosfere che lo “sconfinare” sta alla base del “gioco” che voglio raccontare.
5- E’ corretto dire che nei suoi film, dramma e ironia, sono in perfetto equilibrio?
Esattamente! Il finale de “La paura trema contro” è assolutamente chiarificatore su quali siano le mie intenzioni a tal proposito. Alcuni attori poi, sono stati scelti proprio perché avevano dalla loro questa doppia valenza interpretativa. Lo stesso Diego Casale, attore straordinario, protagonista di tutti i film, ha assolutamente un bagaglio “completo” in tal senso. E’ un connubio che amo molto mettere in scena.
6- E’ giusto pensare che nei suoi film, “Nel ventre dell’enigma” compreso, Lei ritragga le diverse sfaccettature della paura?
L’intero progetto filmico è dedicato a questo. La frase formata dai titoli dei sei film infatti inizia così: “La paura trema contro:” dove i due punti sono molto significativi. Una frase “manifesto-concept”; il primo film è una sorta di episodio pilota e con i successivi ci si addentrerà sempre più in un mondo fantastico raccontando le varie dinamiche della paura. Ovviamente, sarà il mio personale punto di vista e con gli sceneggiatori Gabriele Farina, Corrado Artale e Antonio Tentori stiamo lavorando in quest’ottica.
7- Quanta importanza ha la musica nei suoi film?
Fondamentale. Come se fosse un personaggio del film a tutti gli effetti. Le colonne sonore dei miei film sono molto corpose. Le soundtracks sono sempre composte di 19 tracce, pensate per il film e composte interamente dal sottoscritto, con gli arrangiamenti e le produzioni musicali di Stefano Lori e Alessandro Benna. Quest’ultimo, tra l’altro, è anche l’operatore e montatore di tutti i film (un bel vantaggio questo!). Detto questo, le musiche non fungono solamente da accompagnamento e sostegno per le immagini, sono musiche studiate per il film, per dare corpo ai personaggi, alle situazioni, musiche assolutamente protagoniste nella pellicola e che spero rimangano nella testa dello spettatore. Inoltre sono anche staccabili dal film, nel senso che possono vivere anche senza il supporto visivo, poiché decisamente orecchiabili.
8- L’idea del film e la musica nascono contemporaneamente o in fasi successive?
Quasi sempre contemporaneamente e si alimentano a vicenda. Anche il fatto di essere io l’autore delle musiche e del soggetto è assai vantaggioso.
9- E’ giusto dire che nei suoi film, sono presenti elementi che provengono dalla letteratura e dalla filosofia?
Sì, sono un grande lettore. Non riesco ad addormentarmi se non leggo un po’. Molte mie considerazioni sulle storie e sulle situazioni che volevo raccontare, sono nate analizzando e riflettendo su quello che già c’era. Il classico non si può mettere da parte. I miei film sono molto “teorici” da questo punto di vista.
10- E’ vero che nei suoi film, sono ritratti linee di sviluppo, correnti di pensiero e criticità della società contemporanea?
Sì, soprattutto nel linguaggio. In realtà c’è una sorta di ping pong tra il vecchio e il nuovo. In sceneggiatura abbiamo cercato di far coesistere il tutto creando una dimensione equilibrata. Ci sono molti sbalzi temporali nelle vicende, anche se il tutto sembra rimanere, appunto, in perfetto equilibrio.
11- Quanto conta un’ottima sinergia di gruppo, nella riuscita del film?
Conta moltissimo. Amo i miei collaboratori. Persone squisite e competenti.
12- Può parlarci del suo prossimo film?
Come dicevo è un horror fantastico. Non è mai troppo semplice parlare di un mio film poiché son tutti costruiti affinché colpi di scena, capovolgimenti repentini e inganni visivi siano all’ordine del giorno. Quando lo spoiler è dietro l’angolo, non è affatto cosa semplice. Tuttavia “… E tutto il buio che c’è intorno” è una storia molto classica. Una famiglia di quattro fratelli e un padre malato confinato in una stanza dalla quale non esce mai. Una sorta di stato d’assedio dall’esterno con minacce continue, dove tutto però non è come sembra.