“Putin, lo zar è all’angolo” assicura Anna Zafesova sulla Stampa. D’accordo, il giornale è quello noto come la Busiarda e la giornalista è la stessa che aveva ipotizzato una grave malattia mentale per Putin perché lo zar pretendeva di dormire in lenzuola pulite (c’è da immaginare la felicità olfattiva dei vicini di scrivania della Zafesova). Però l’analisi appare leggermente azzardata a fronte dell’esito dell’incontro tra il leader del Cremlino e Joe Biden.

Innanzitutto perché è stato proprio l’inquilino della Casa Bianca a riconoscere alla Russia il ruolo di grande potenza che, probabilmente, non le spetta più. E poi perché Putin non ha fatto marcia indietro né sull’Ucraina né su Navalny.

Ovviamente qualche concessione l’avrà dovuta fare. Si scoprirà nelle prossime settimane, più probabilmente nei prossimi mesi, come cambieranno gli scenari in Siria, in Libia. Non a caso Mosca ha accelerato la sua penetrazione nell’Africa sub sahariana. Perché Putin non ha la benché minima intenzione di ritirarsi nei confini della Russia. Come non ha intenzione di rinunciare al suo ruolo di protettore della Bielorussia e della maggioranza russa che vive nelle regioni orientali dell’Ucraina.
Non poco per uno che, secondo la Busiarda, è all’angolo.

Un angolo molto ampio, considerando che l’offensiva di Biden crea un asse sempre più solido tra Mosca e Pechino. Senza dimenticare che il gas russo è indispensabile per l’economia della Germania e, di conseguenza, per l’intera Europa che fornisce il mercato tedesco. Come non va dimenticato che la Russia non ha basi militari intorno agli Stati Uniti mentre gli Stati Uniti, con la Nato, sono impegnati a piazzare basi e missili a due passi dalla Russia.
All’angolo, forse, ci finiranno i servi di Biden, facilmente sacrificabili sull’altare degli accordi tra i Paesi che contano davvero. Perché ordinare a Giggino come comportarsi in giro per il mondo è più facile che confrontarsi con un vero ministro degli Esteri come Lavrov.