Dal latino extraneus, l’aggettivo strano sta ad indicare qualcosa di diverso da solito, così singolare da destare meraviglia, stupore e curiosità. In fisica, ad esempio, ci si riferisce a un qualcosa che provochi un certo turbamento. Soggetti all’apparenza bizzarri, tecniche pittoriche singolari, rappresentazioni enigmatiche, storie misteriose e figure inquietanti sono alcuni dei requisiti dei cinque quadri strani che andremo a conoscere!
Salvator Mundi, Leonardo da Vinci
La storia di questo quadro è intricata. Se ne ha notizia a partire dalla metà del XVII secolo, quando l’incisore Wenzel Hollar realizza un’acquaforte particolarmente somigliante al quadro di da Vinci. Tra copie e presunti originali, il Salvator Mundi è stato posseduto da diversi esponenti importanti. Fino al 1782 sarebbe appartenuto a Carlo I d’Inghilterra, forse regalo di nozze da parte di Luigi XIV.
Nel corso degli anni ha subito non poche modifiche, tra cui l’aggiunta di sottili baffi (si pensa nel XVII secolo).

Studi, ricerche e il rinvenimento di una coppia di disegni a sanguigna di Leonardo, il cui drappeggio rappresentato ricorderebbe quello del Salvator Mundi, non bastano a sciogliere i dubbi. Infatti, un aspetto che ancora fa discutere molti studiosi è l’effettiva paternità del grande maestro.
La storia sembra chiudersi nel 2017, quando viene venduto all’asta a 400 milioni di dollari. Molti dedurrebbero da tale valore, oltre che dagli studi accennati in precedenza, l’effettiva originalità del Salvator Mundi.
Gioco lugubre, Salvador Dalì
Si può considerare il primo vero quadro surrealista di Salvador Dalì. In questa strana opera egli ha voluto rappresentare tutte le fantasie e i ricordi dell’infanzia che all’improvviso presero nuovamente possesso della sua mente. A intitolare questo lavoro fu Paul Éluard, e forse l’osservatore si troverà d’accordo con l’aggettivo scelto. Infatti risulta intricato, confuso, a tratti disturbante, con diffusi riferimenti al desiderio sessuale, alla castrazione e alla masturbazione.

Se puntiamo il nostro sguardo verso la parte inferiore destra del quadro, osserviamo due strane figure che si abbracciano. Si tratterebbe della rappresentazione della relazione di Dalì con suo padre. L’artista credeva che egli l’avesse castrato annullando la sua volontà sessuale. Motivo per cui il padre terrebbe in mano un fazzoletto macchiato di sangue.
L’isola dei Morti, Arnold Böcklin
Furono realizzate 5 versioni dell’Isola dei morti tra il 1880 e il 1886. Un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe far paura. Così l’artista descrive quest’opera che permette l’accesso al mondo dei sogni, un mondo altro. Ed è conosciuta anche per aver provocato più volte la sindrome di Stendhal.

Dopo aver perduto sei dei suoi 12 figli, Böcklin si sentì particolarmente affine alla ricerca di pace onirica richiesta dalla nobildonna che gli commissionò questa seconda versione. L’isola dei morti conquistò molte figure conosciute, quali Freud, D’Annunzio, Hitler. Alcune fonti attestano che si tratti del quadro preferito di quest’ultimo, probabilmente per il forte legame con il tema della morte, caro all’ideologia nazista.
Jazz, Henri Matisse
Ma adesso cambiamo toni e colori, e passiamo a un’altra curiosa opera, in questo caso un po’ diversa rispetto a quelle viste finora. Infatti Jazz in realtà è un libro illustrato del 1947, contenente venti tavole realizzate da Matisse durante gli anni della seconda guerra mondiale.
Realizzate con la tecnica del papier découpé, sagome ritagliate, con colori puri e forme piatte, vanno a comporre la rappresentazione.

Costretto su una sedia a rotelle, a seguito di un’operazione chirurgica, Matisse sperimenta questa nuova espressione artistica, attraverso la quale assistiamo a una profonda semplificazione delle forme. Ciò che colpisce di più è il tono giocoso e allegro che traspare da queste tavole, malgrado il periodo tragico durante il quale esse sono state realizzate. I soggetti sono clown, cavalli, una nuotatrice, un cow boy, un lanciatore di coltelli. Una realtà che riporta all’infanzia, forse percepita dall’artista come un luogo sicuro in cui ripararsi.
Dinamismo di un’automobile, Luigi Russolo

Luigi Russolo è conosciuto per il Manifesto musicale del Futurismo L’arte dei rumori del 1913. Ma molti non sanno che realizzò anche diversi quadri. Il primo dei quali è questo apparente insieme di geometriche, dai colori vivaci. Si tratta della sua opera del 1913 intitolata Dinamismo di un’automobile, ultimo dei quadri strani che osserviamo. Oggi al Museo Nazionale di Arte Moderna al Centro Pompidou di Parigi, questo quadro celebra il mito della velocità, così forte che quasi sembra riuscire e deformare anche lo spazio-tempo.
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