Si sente dire che vogliono abolire i titoli professionali. Nessuno stupore se tanto Alibaba e Amazon già si stanno dando da fare per assoldare, a quattro soldi, nei servizi di consulenza come operatori di call center specializzati in consulenza, ex iscritti agli albi. D’altronde gli albi negli ultimi tempi non si sono distinti per la tutela dei propri iscritti, ma per la servitù verso volontà esterne, o per consolidare posizioni datate.
La storia delle specializzazioni, che in periodo di covid19 fanno morire di fame intere categorie, viene da lontano ed è di carattere geopolitico consentendo a grosse realtà straniere di fare incetta di business in Europa, ma lungi da farlo ammettere a chi dovrebbe fare gli interessi degli iscritti paganti!

Così come le Commissioni che verificano i requisiti per fregiarsi dei titoli e inventano esami, così come i crediti formativi obbligatori organizzati dagli albi e da associazioni selezionate
(da chi?) e, spesso, non gratuiti ma a evidente scopo di lucro, in materie generaliste (prima ti vogliono specializzare e poi devi seguire aggiornamenti in materie che non tratti, quindi la formazione non serve agli iscritti, né ai clienti, ma a chi la vende).
Interessante poi leggere, per tutti su Il Sole24, come venga spacciata per grande rivoluzione o ottimo risultato (un po’ come fanno coi vaccini, col finto Green spacciato per aiuto all’ambiente e non al fisco, e con tanto altro) il fatto che le casse professionali siano diventate azioniste di Bankitalia che non è più quello che era la Banca d’Italia!
In un periodo in cui si va verso la dissoluzione degli ordini che si fondono tra loro, l’operazione appare chiaramente nel periodo del grande reset come un’altra bolla speculativa volta ad acquisire i soldi dei professionisti che pagano ogni anno, anche sotto covid19, laute prebende e senza dilazioni, e a lasciarli senza pensione.
È singolare poi, sempre riferito alla formazione, come la scuola sforni gente sempre più asina e rimbambita, nello specifico destrutturata, che non è abituata a fare alcun esame, poi però gli ordini prevedono prove continue per chi di esami ne ha già fatti tanti.

Così è divertente vedere come nel centro sud i parametri di continuità professionale, di completamento dei requisiti formativi siano molto diversi dal centro nord.
Prendendo atto che la scuola non forma e si sta perpetrando da tempo un crimine contro le nuove generazioni e contro il mercato nazionale, e che ci sono più Italie, e che va ormai favorito il cottimo e la schiavitù per le multinazionali, diciamoci la verità una volta per sempre senza ipocrisia e facciamo fare le prove ai neolaureati, o meglio ritorniamo alla scuola degli anni ’40 e forse, se uniformità non c’è, facciamo una confederazione di stati in un’Italia sempre più morta.