Negli Usa le elezioni di Midterm, previste a novembre di quest’anno, rappresentano una sorta di esame per il presidente in carica e per i suoi primi due anni di governo. In Italia il voto dei sudditi pare ormai un fastidio da rinviare il più possibile. Però il giudizio di metà mandato, del giro di boa, resta comunque. A prescindere dalla possibilità dei sudditi di esprimersi. In Piemonte il governo di centrodestra ha iniziato la seconda parte del suo mandato ma diventa difficile esprimere un giudizio sul nulla cosmico realizzato nella prima parte.
I dati sono tutt’altro che entusiasmanti, e non basta l’alibi del Covid (gestito male, in perfetta linea con Speranza e la sua corte) per giustificare la mancanza di idee, di progetti. Piccole iniziative estemporanee, qua e là. E poco più. Perché le grandi opere – dal Terzo Valico alla ripartenza lenta della Tav – sono una questione che esula dalle idee locali.
Manca un grande progetto. Manca un obiettivo che indichi ciò che il Piemonte vuol essere in futuro. Non tra 2 anni, non tra 10 anni. Ma tra 50. Strategia, non tattica. Prospettive, non corto muso per vivacchiare sperando in una riconferma.
Si sparacchia nel gruppo. Un po’ di idrogeno verde, qualche auto elettrica, un pizzico di turismo, la logistica quanto basta per mettere a tacere Giachino, una puntina di cultura. No, la cultura no. È pericolosa e fa male alla pelle. Oggi si abbattono due cinghiali, domani arriva un produttore a girare qualche scena di un film, il giorno dopo trattiamo con una compagnia che vuol mettere due aerei in più a Levaldigi. Dipende come ci si sveglia al mattino.
Ma una “iniziativa simbolo”? No, proprio no. Meglio concedere qualche soldo alla montagna, così anche chi non ha vinto il bando dei borghi sta buono e non disturba, meglio continuare a rendere omaggio agli Elkann, meglio dedicarsi a qualche sagra del cavolfiore o della mela. Perché anche la proposta della Tav Valley è da bocciare: in primis perché coinvolge una porzione troppo piccola del territorio, e poi perché si parla di intelligenza, si potrebbe scivolare nella cultura. Quella cosa brutta e sporca e poi magari qualcuno fa domande e si scopre chi non ha studiato.
A metà mandato, magari dopo un voto non entusiasmante a giugno alle elezioni comunali di alcune città (a partire da Cuneo), forse farebbe bene al centrodestra piemontese provare ad organizzare un incontro programmatico per far sapere ai piemontesi cosa si intende fare nell’ultima parte di governo regionale.