Prendi due politici del Pd e mettili a scrivere un “noir” ambientato tra Torino e Langa. E, per completare il quadro, inserisci il tutto negli ultimi giorni di campagna elettorale che hanno portato alla guida di Torino il loro compagno Stefano Lo Russo (ora Stefano L’ucraino). Poteva uscirne un polpettone illeggibile, una squallida operazione di propaganda partitica ammantata di un raccontino giallo per nascondere i veri obiettivi. Invece Michele Paolino, con la collaborazione di Sergio Chiamparino, è riuscito a scrivere una storia gradevole, leggibile anche al di fuori delle sezioni del partito o delle bocciofile di riferimento.
“Il giorno prima del voto”, delle Edizioni del Capricorno, non è certo un libro super partes. Ma non è che in un libro di Houellebecq il lettore si aspetti di ritrovare posizioni di sostegno al politicamente corretto, al pensiero unico obbligatorio, agli atteggiamenti radical chic dei bobo parigini. Certo, il noir di Paolino e Chiamparino resta al di sotto di Houellebecq, di Simenon o anche solo di Manzini e Malvaldi. Ma non ha nemmeno queste pretese.
Una “donna del vino” assassinata in Langa – ed almeno si esce dai luoghi comuni del femminicidio – un po’ di sana autoironia sullo squallore del “Sistema Torino” di cui gli autori hanno fatto parte, un’elezione del sindaco tra incontri e banalità. Lo spaccato di una città priva di anima appare non solo tra le righe.
Poi ci sono gli aspetti meno convincenti. La ricostruzione finale del delitto non è per nulla credibile. Essendo un giallo non è il caso di anticiparla, però non sta in piedi tecnicamente. E poi la retorica sulla Torino resistenziale, gli attacchi contro l’architettura razionalista che non piace ai torinesi. Dimenticando che ai torinesi piacciono ancora meno, ma molto meno, le orrende periferie realizzate dai compagni degli autori, il bruttissimo palazzaccio di fronte al Duomo, l’osceno spiazzo ricavato di fronte alla Camera di Commercio.
Ma è anche eccessiva la descrizione dei paesaggi di Langa e degli scorci torinesi. Più da dépliant turistico che da libro giallo. Errori veniali, comunque. La storia, a parte il finale, regge e diventa anche affascinante. Gli autori sono giovani (..) ed hanno tempo per diventare i nuovi Fruttero e Lucentini.