“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro che sia finita davvero. Ma su un punto non v’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”.
Noi ora siamo in tempesta, sopraffatti da una tormenta inaspettata durante un viaggio incerto e senza rotta. Questo virus “bastardo” senza paternità né certa origine sta attaccando duramente la nostra cultura, la nostra società, le nostre abitudini, i nostri cari, il nostro io individuale. Una tempesta che ha messo in discussione tutto e principalmente il ruolo dell’umanità che ha finalmente compreso di essere fragile e vulnerabile.
Una società ormai in ginocchio che ha forse capito di essere su una nave mal governata, in viaggio verso una direzione non chiara, senza presupposti né speranze. Questa tempesta ha reso palesi le contraddizioni del nostro mondo fatto di odio, egoismo, arbitrarietà, dolore, assenza di rispetto verso il prossimo e la natura, ci siamo creduti immortali e invece… ora siamo impauriti, spersi, soli e sofferenti…
La tempesta finirà, questo è certo, perché tutto ha un inizio e una fine, ma quando ciò accadrà dovremo ricordare ciò che è accaduto… perché solo ricordando questo momento potremo cambiare e NON essere più gli stessi…
A causa di questo “bastardo” molti di noi sono morti, molti non possono essere curati e alcuni di noi decidono dall’alto chi deve vivere e chi deve morire, i rapporti umani sono sbiaditi e l’economia ha cambiato nome in depressione.
Dobbiamo ricordarci che se vogliamo essere guidati da qualcuno, questo dovrà avere i valori e la capacità per farlo così da non essere più una inerte piuma trasportata dal fiume.
Dobbiamo ricordarci che non abbiamo bisogno di avidità, ricchezza e di pensare solo all’IO, perché ciò ci porta alla solitudine.
Dobbiamo ricordare che siamo fatti di cuore, cervello e anima e non di esteriorità, finzione, odio, diffidenza e superficialità.
Dobbiamo però focalizzare l’attenzione e quindi concentrarci su tutte quelle cose che abbiamo perso in questa infinita e violenta tempesta, le cose belle, le sensazioni semplici, sulle sfumature felici che la vita moderna, a causa della sua eccessiva velocità, non ci ha fatto più percepire e vedere.
Dobbiamo rinascere dalle ceneri di questa pandemia prendendo nuovamente possesso di ciò che abbiamo perso: l’amore, il rispetto per la natura, il bene verso il prossimo, le cose semplici, la famiglia, i colori, gli abbracci, gli sguardi non più attraverso una stupida webcam, la felicità e dio (qualunque esso sia).
Se non saremo capaci di fare questo allora avremo perso la guerra, ma non quella contro il virus ma quella che stiamo combattendo contro noi stessi per un domani migliore.