ChatGPT. No, non è l’ennesima variante sessuale da aggiungere a Lgbtqia+. Ma è una sigla che saremo obbligati a conoscere in un tempo brevissimo e che cambierà radicalmente il mondo del lavoro. Non il lavoro in sè, ma tutto ciò che, di umano, lo riguarda. Una rivoluzione ancor più drammatica di quella imposta dalla (in)civiltà delle macchine. E non basteranno i luddisti per fermarla.
Una rivoluzione che, rapidamente, cancellerà la maggior parte delle professioni dei “colletti bianchi”. E proprio nel momento in cui tutti, dall’Asia al petomane di Washington, rilanciano il ruolo fondamentale di un ceto medio che rischia di essere spazzato via da questo prodotto di Intelligenza artificiale.
Vuoi scrivere un libro? Spieghi alla chat come vuoi impostarlo, quanto deve essere lungo, se vuoi un noir o un romanzo rosa, e la macchina esegue. E mentre lo scrive, puoi chiedere di ampliare un capitolo, di aggiungere sangue o amore.
Vuoi scrivere un articolo per un giornale cartaceo oppure online? Spieghi alla macchina qual è l’argomento, quale posizione vuoi tenere rispetto all’accaduto, lo stile di scrittura al quale rifarsi. E l’articolo viene scritto in tempi record.
Devi fare una ricerca d’archivio? Devi preparare una arringa per un processo? Devi presentare un progetto? Ci pensa la macchina.
Devi stabilire la cura per un malato? Inserisci i dati e la macchina ti indica cosa bisogna fare.
E l’Uomo? Sparisce, o quasi. In una prima fase servirà per indicare ciò di cui la macchina deve occuparsi. Però, già in questa prima fase, basterà un decisore eliminando tutti gli esecutori. Sostituiti dalla macchina. Poi anche la fase decisionale non richiederà più la presenza umana. Perché l’intelligenza artificiale provvedrà autonomamente a riprogrammarsi, ad aggiornarsi, a stabilire ciò di cui val la pena di occuparsi.
Impressionante. Significa cancellare la quasi totalità dei lavori ora affidati ai liberi professionisti, a chiunque lavori utilizzando la mente. Ma al governo pare che non se ne siano accorti. Al circolo della Garbatella, evidentemente, si occupano di altro. Di come togliere altri soldi al ceto medio per dirottarli verso Kiev, nonostante scandali, tangenti e ruberie che hanno coinvolto esponenti di primo piano del governo ucraino. Dunque non rimane tempo per accorgersi della rivoluzione in arrivo e dei milioni di posti di lavoro a rischio in Italia.
ChatGPT è già realtà, si utilizza già benché abbia alcune imperfezioni. Sbaglia e serve l’uomo per correggere. Nelle ricerche inventa anche le notizie, proprio come farebbe qualche giornalista delle ex grosse testate nazionali. Però risolve in poche ore i problemi che richiedevano settimane di lavoro.
Sarebbe quindi il caso di cominciare a riflettere sulle ricadute occupazionali di ChatGPT. Su quali saranno i lavori e le professioni nuovi su cui puntare. O su quali attività umane sopravviveranno. Non ci si può certo illudere che su questi temi intervengano Urso, Giorgetti, Calderone (chi??). Però il governo della destra fluida potrebbe almeno seguire le iniziative, in questo ambito, dell’Arsenale delle idee. Per tentare almeno di capire per poi, eventualmente, provare persino ad intervenire. Perché l’alternativa è quella di dover fronteggiare milioni di nuovi disoccupati che provocheranno un crollo dei consumi e l’eliminazione anche delle attività non legate all’intelligenza artificiale.