L’interscambio tra Italia e Turchia vale circa 14 miliardi di euro. Con una bilancia leggermente a favore dell’Italia. Quante di queste commesse verranno perse dalle nostre aziende grazie alle dichiarazioni di Sua Divinità a proposito di Erdogan? Quante grazie alle pagliacciate dei politici italiani che ignorano i protocolli internazionali e confondono le gerarchie istituzionali con inesistenti problemi di sesso?
Nel caso dei politici – a partire dalle buffonate delle foto di assessori seduti in segno di provocazione a cui nessuno bada tranne i fotografi dei media italiani di servizio – non ci sono dubbi sulla totale ignoranza. Ma nel caso di Sua Divinità le perplessità sono tante. Draghi l’atlantista si è dimostrato il portavoce fedele della Casa Bianca, il difensore degli interessi statunitensi a danno dell’economia italiana. E se Ankara bloccherà le forniture di elicotteri da parte di Leonardo, chi sarà a sostituire l’Italia nella vendita?

Non è certo solo un problema di elicotteri. La collaborazione economica tocca ogni settore, dall’agricoltura alla meccanica, dalle nocciole per la Nutella alle auto. Quanti posti di lavoro costerà, all’Italia, la dichiarazione di Draghi l’atlantista? Non che Sua Divinità si preoccupi per così poco. Il geniale Speranza ha già distrutto un milione di posti di lavoro, altre centinaia di migliaia verranno eliminati appena finirà il divieto di licenziamenti.
Ma che sarà mai la vita delle famiglie italiane di fronte alla difesa della poltrona di Ursula von der Leyen? Il feroce dittatore reprime le proteste. No, non Lamorgese che manda le truppe contro i ristoratori italiani mentre le stesse truppe non muovono un dito di fronte a centinaia di immigrati di seconda generazione che, a Milano, si riuniscono senza mascherine né distanziamento per girare il video di un rapper marocchino. E accolgono a pietrate le truppe di Lamorgese. No, la repressione è solo quella in Turchia.
Ma il regime dittatoriale cancella i partiti politici scomodi. È vero, ha sciolto Ordine nuovo. No! Questa è democrazia, mentre se Erdogan scioglie un partito è un dittatore. Se testate giornalistiche e canali tv vengono censurati dalle piattaforme social atlantiste è un diritto di proprietà, se lo fa la Turchia è dittatura. Se la libertà di pensiero viene eliminata in Italia grazie a leggi liberticide, è apertura democratica al nuovo, se succede ad Ankara è censura tirannica.

Ma in questi casi opposizione e maggioranza sono perfettamente allineate. Salvo poi strillare, tra qualche mese, quando i lavoratori licenziati andranno sotto le sedi del governo a chiedere spiegazioni. E verranno manganellati dalle truppe di Lamorgese con stipendio garantito. Ma i lavoratori penalizzati dalle tensioni con la Turchia dovrebbero andare a chiedere spiegazioni anche all’oppofinzione. Magari portando una sedia per far capire che la protesta non ha connotazioni sessiste.