Tutti insieme, appassionatamente, per regalare una montagna di soldi al settore dell’auto. Come se ci fosse ancora la Fiat di Gioanin Lamiera a drenare il denaro pubblico. Un settore che è andato profondamente in crisi, come ricorda Mino Giachino: “Nel 1989 produceva ben 1.910.000 auto e nel 2019 solamente 542.000”. Eppure la finanziaria non aveva previsto nulla per il rilancio. Poi, però, la protesta di Giachino aveva fatto muovere il leghista Molinari la cui mozione è stata sottoscritta da tutti i gruppi. Ed ora il governo ha stanziato 7,8 miliardi in 8 anni.
Benissimo? Non proprio. Perché la transizione ecologica tanto sbandierata viene accantonata e rinviata a tempi migliori. La scusa? Gli imprenditori italiani del settore, pur sapendo perfettamente che il futuro sarebbe stato caratterizzato dalle auto elettriche, non hanno fatto assolutamente nulla per iniziare il percorso di adeguamento. Ed ora “scoprono improvvisamente” che la produzione di vetture elettriche comporterebbe decine di migliaia di esuberi tra i lavoratori.
Tipico atteggiamento delle aziende italiane. Non si investe per cambiare, si aspetta la scadenza dei termini e poi si chiedono soldi pubblici con il ricatto dei licenziamenti. In questo caso i soldi pubblici arriveranno senza neppure avviare il cambiamento della produzione. Perché il denaro servirà anche per favorire le vendite di auto ibride, di vetture con nuove motorizzazioni a benzina e di quelle con alimentazione alternativa. Magari anche quelle che utilizzeranno il gas arrivato, con ricarichi consistenti, dai padroni statunitensi.
Il tutto, ovviamente, rivolto soprattutto alla componentistica. Perché Stellantis pare voler procedere per proprio conto. E l’ex stabilimento Fiat di Mirafiori sembra destinato ad un futuro esclusivamente elettrico, ignorando le altre possibilità offerte dai finanziamenti pubblici. In compenso a Tavares, amministratore delegato di Stellantis, sembra interessare molto l’opportunità di avviare una mega speculazione edilizia sull’area di Mirafiori non più utilizzata per la produzione. Comune di Torino e Regione Piemonte sono disponibilissimi a concedere il via libera per far contenti gli immobiliaristi d’Oltralpe a cui si accodano gli Elkann.