“Scusi prof.” gli occhi nerissimi scintillano, con più malizia del solito.
“Ma questi libertini, di cui ci sta parlando… cos’erano? Maniaci? Stalker?” le risate della classe esplodono come fuochi artificiali a ferragosto.
“Cosa vuoi che fossero?” ribatte la glaucopide “uomini erano. Quindi… porci.” però il tono è meno acido del solito. L’ atmosfera, oggi, è più… leggera.
No. Non erano maniaci. Piuttosto dei… filosofi.
“Filosofi, Prof?” la voce della ragazza è palesemente stupita “ma se non ho capito male pensavano solo ad andare dietro alle donne….”
“Aho… mo scopro che so’ filosofo pur io…” la battuta del Boro, viene accolta dal doveroso coro di risa dei coatti. Ma non durano molto, ed io continuo.
Sì, filosofi. Perché il libertinaggio altro non è che una filosofia. O, per lo meno, il suo portato esistenziale. Non per nulla si sviluppa tra il ‘600 e il’ 700. Tra il Barocco e l’Illuminismo. Il secolo, più o meno, del razionalismo. E il Libertino altro non è che un razionalista. O meglio, colui che porta alle estreme conseguenze la ragione. In un ambito cruciale, e da sempre centrale nella letteratura, come quello erotico.
(Qui, però, è necessaria una chiosa. Un chiarimento. Sono in quarta, e sto spiegando il Romanzo fra Barocco e ‘700. Ho elencato rapidamente i diversi generi e temi. E sono arrivato al Romanzo libertino.)
Dunque, come vi ho detto, il Romanzo viene a sostituire il Poema Cavalleresco rinascimentale come genere di intrattenimento. Il pubblico è cambiato. Non più solo i cortigiani, riuniti nei palazzi dei Signori, che amavano sognare di essere nobili cavalieri. Una società molto più composita. Dove un ruolo fondamentale hanno i ceti mercantili. Che cominciano ad imporre una diversa visione morale. Non più le Virtù cavalleresche, ma i Valori. Valori che, in origine, sono una misura di tipo economico. Quindi materiale. E, per loro natura, mutevoli. Contrattabili…
Ma questa è cosa che vi ho già detto varie volte..
“Eccerto! Una delle sue fisse proffe…” questa volta, alla battuta del Boro, rido anch’io… Poi, continuo.
Comunque, il Libertino è uno che pensa sino in fondo i concetti base del razionalismo. E delle teorie che ne stavano derivando. Perché se tutto è misurabile, se tutto si può pensare e contrattare, se tutto, infine, è semplicemente elaborazione da parte della mente delle esperienze dei sensi… allora che senso ha la morale? O meglio, che senso può mai avere qualsiasi morale?
E la risposta, ovviamente, era scontata. Nessuno. Anche perché non vi è alcun Dio che possa stabilire ciò che è bene e ciò che è male. Quindi l’unica misura di tutte le cose è…
E qui mi interrompo. Li guardo. Momento di silenzio. Si potrebbe, quasi, tagliarlo con un coltello. Poi
L’unica misura è il mio piacere.
“E daje! Me piacciono sti libbertini! Ce davano dentro come ricci…”
La glaucopide guarda il Boro con disgusto. “Porco!” mormora abbastanza forte da essere sentita. Lui le lancia un sorriso smagliante. E fa l’occhiolino. Mi sbaglierò, ma lei arrossisce… dovrò fare una lezione, prima o poi, su La Bella e la bestia…
Certo, ci davano dentro, come dici tu (risate, neppure tanto stupefatte…ormai mi conoscono…). Ma il piacere non lo traevano da ciò cui tu stai pensando (altre risate) bensì dalla seduzione in sé e per sé. Come gioco intellettuale e prova di potere.
“Allora non si innamoravano…” la glaucopide, più parlando con se.. stessa che ponendo una domanda..
No. Il libertino è freddo. Pura ragione. Algido (vedo il coatto palestrato sgranare gli occhi… Algida er gelato? mormora).
Non conosce sentimenti o passioni. E anche il suo piacere non è davvero appagante. È solo un, momentaneo, lenire la pena dell’esistenza. Di un’esistenza che di per sé è priva di significato. È solo… noia
E qui, il Boro dà il là al coro dei coatti che attaccano “Tutto il resto è noja…” e devo dire che, tutto sommato, è un piacevole concerto di baritoni e bassi. Le ragazze accennano quasi a ballare, ferme sui banchi, ondeggiando. Persino la glaucopide ha gli occhi che scintillano. Sognanti. Poi…
“A proffe, er Califfo è sempre er Califfo… e lui era proprio un libbertino vero. Tutte se le faceva…”
Rido. Certo il Califfo, oltre a scrivere splendide canzoni, era un grande conquistatore di donne. Ma non direi proprio che fosse un libertino. Piuttosto un… Casanova. Perché lui le Donne le amava davvero. Non come i libertini. In fondo, Casanova, era un romantico. Amava la vita. Quindi lasciava sempre un ricordo felice alle Donne che aveva amato…
” E a lei prof. Casanova sta molto più simpatico, vero?” gli occhi neri scintillano più maliziosi del solito “In fondo, era anche lui veneziano, no?” e ride…
Il coro dei coatti, riprende con più vigore.
“No… Non ho detto gioa, ho detto noia…”
E così non ho sentito la campanella. La collega, sulla porta, mi sta fissando esterrefatta. Da sopra le sue due mascherine…