Ricordo mio nonno. Il nonno paterno, maresciallo dei Reali Carabinieri. Da qualche parte, deve esserci ancora una sua foto in alta uniforme. Orgogliosamente appoggiato alla sciabola. Al fianco la moglie. Intorno, i tre figli. Mio padre, sua sorella e suo fratello. Nessuno di questi è più. L’ultimo, zio Silvano, se ne è andato giusto un anno fa. A 95 anni. Stroncato, solo, dal dolore per la scomparsa della figlia. Elisabetta. Appena un mese prima. Ma sino a pochi mesi prima era ancora in perfetta forma. Fisica e mentale. Razza longeva. Speriamo sia di buon auspicio.
Comunque, parlavo di mio nonno. Non credo di averlo mai visto senza giacca. Neppure nel caldo afoso di agosto. Solo quando andava al mare, si metteva in costume per fare il bagno. E la sera restava in maniche di camicia. Ma anche quando trascorreva un paio di settimane a Valdobbiadene, mezza collina come usava un tempo per i signori di mezza età, girava rigorosamente in giacca. Al massimo azzardava il colletto aperto. E la rinuncia alla cravatta.
Ricordi, certo, molto personali. Però gli uomini di un tempo – un tempo non proprio tanto lontano – erano, più o meno, tutti così. Ci tenevano a quella strana cosa che veniva chiamata “decoro”. Espressione ormai in disuso. Forse perché non se ne comprende più il senso.
Ricordo, ad esempio, una foto di Aldo Moro. Politico, per inciso, per il quale mai ho nutrito particolari simpatie. Però, in quella foto, era al mare. Seduto sulla sdraio, sotto l’ombrellone. Guardava i figli, ancora bambini, giocare sulla sabbia. Ma lui, all’epoca ministro di non mi ricordo cosa, era vestito di tutto punto. Giacca, pantaloni, scarpe e camicia. Mancava solo la cravatta.
Strano? Esagerato? Ma non aveva caldo? Forse.
Però, vedete, è una questione di forma. O, se volete, di decoro. Un ministro rappresenta lo Stato. E non può farsi fotografare come un coatto qualsiasi in canotta e infradito, birra in mano, all’uscita di un locale notturno… o sullo yacht di qualche (potente) amico mentre festeggia insieme a una folla di sgallettate…
Intendiamoci. Non voglio dire che i politici di un tempo fossero più onesti di quelli di oggi. Non è questo il tema. Avevano, però, un senso del loro ruolo. E ci tenevano a mantenere uno stile.
Certo, vi erano state le “battaglie del grano” a torso nudo sotto il sole. Ma quello corrispondeva ad una immagine politica precisa. Il leader popolare, vicino al suo popolo anche nel lavoro e nella fatica quotidiana.. In altre occasioni, lo stesso “personaggio ” appare in marsina e cappello a tuba…
Non solo i politici, naturalmente. In tutte le cose gli uomini di un tempo erano…diversi. Prendiamo gli esami di maturità. Quando li sostenni da studente, tutti i professori erano in giacca e cravatta. Era quasi fine Luglio ( allora gli esami iniziavano molto tardi) e faceva un caldo boia.
Io ho fatto gli esami in maglietta e jeans. Ma ho visto colleghi in pantaloncini corti e sandali alla tedesca… Fate un po’ voi…
Vado in giro per le vie della città assolata. Uomini anziani, con gambette stente che escono da pantaloncini corti. Sandali, infradito. La peluria bianca. Alcuni in canottiera. Una sensazione di squallore diffuso. Accentuata dalle, spesso luride, mascherine che coprono il volto.
Una sensazione di degrado. Anzi, di putrefazione. È da cose come queste – solo apparentemente insignificanti – che percepisci la fine di una storia. Di una civiltà.
Ripenso a mio nonno. Il maresciallo. E mi afferra un senso, acuto, di malinconia.