Vecchia commedia – sempre che di commedia sia lecito parlare, a fronte di questo dramma filosofico – “Questi fantasmi” resta uno dei lavori più importanti di Eduardo. Importante e incompreso. Tant’è che il film che ne fu tratto da De Sica, con una smagliante Sofia Loren, e un Vittorio Gassman evidentemente fuori parte, ne travisa completamente il senso. E la riduce ad una storia di corna e inganni. Una farsa napoletana, ancorché godibile.
Ora, verso il finale, il personaggio principale, quello che sul palcoscenico interpretava Eduardo stesso, dice: i fantasmi non esistono. Li abbiamo creati noi. Siamo noi i fantasmi.
Dietro l’apparente semplicità, si tratta di un vero e proprio paradosso filosofico. Roba da maestri stoici. Una specie di Koan zen.
Dunque: i fantasmi non esistono. E questo sembra un riconoscimento. Dell’assurdo di credere in presenze ultraterrene.
Poi, però: li abbiamo creati noi i fantasmi.
E qui sembra esserci una certa conseguenzialità logica. Siamo noi vivi a creare i fantasmi. Che altro non sono che una proiezione delle nostre menzogne, ipocrisie. Soprattutto, delle nostre paure.
Perfetto. Tutto quadra. E, alla fin fine, non sembra neppure che sia questa grande logica trascendente. Normale buonsenso. Che è l’apparenza dietro alla quale sempre si maschera la follia di Eduardo. Una follia molto simile a quella del suo maestro. Pirandello. Soprattutto il Pirandello della prima fase, quella di Liolà e del Berretto a Sonagli, le Commedie apparentemente realistiche…
Poi però salta fuori questa battuta: siamo noi i fantasmi. Che sembra una battuta. Ma è ben altro.
Se noi siamo i fantasmi, allora vuol dire che, comunque, i fantasmi esistono. Oppure, che noi non esistiamo. E siamo solo proiezione della nostra immaginazione.
Ovvero, cercando di semplificare. Noi siamo i fantasmi. Creati da noi stessi. Perciò…siamo il nulla che si illude di essere qualcosa.
O giù di lì. Perché qui le elucubrazioni e i sofismi potrebbero essere infiniti. E portarci in mille diverse direzioni. Tanto…
Tanto, direbbe probabilmente Eduardo, sarebbero pur sempre elucubrazioni fantasmatiche. Prive di sostanza. Una razionalità illusoria. Che ti fa credere, di volta in volta, che sia razionale una cosa, e poi il suo esatto contrario.
È il rovesciamento del, celebre, paradigma (chiamiamolo così) di Hegel: tutto ciò che è reale, è razionale.
Perché la nostra, cosiddetta, razionalità fluttua come foglia nel vento. E con lei la nostra percezione della realtà.
Basti pensare a come abbiamo vissuto gli ultimi anni. La razionalità, la pretesa ragione scientifica, ci ha fatto vedere un mondo da incubo. E costretto in dei modelli di vita assolutamente inconcepibili fino ad un momento prima.
Eppure, se si guardava, e si guarda, al mondo circostante, si vede tutto uguale a prima. Siamo solo noi che siamo cambiati. O, forse, che ci siamo lasciati cambiare. Perché siamo fantasmi, privi di sostanza. E generiamo, con le nostre paure e ipocrisie, altri fantasmi. Che ci ossessionano.
Un serpente che si morde la coda. E divora se stesso.
Forse, l’umore filosofico, di queste ore, mi sta prendendo un po’ troppo la mano. Sono seduto in un giardino. L’aria è fresca. Un ristoro dopo tante settimane di afa opprimente. E guardo il sole sorgere sulle montagne del Trentino.
Una, insolita, felicità. Che mi fa vedere la vita vissuta come qualcosa di….irreale.
Mi sento… vivo. Forse, solo, un fantasma allegro.