Lo premetto, per evitare subito fraintendimenti. Io amo la Germania. E amo i tedeschi. O meglio, amo la cultura tedesca. E i miei tedeschi sono dei riferimenti, e nomi, ben precisi.
Hölderlin, Novalis, Schiller, Goethe soprattutto. Che, oltre che immenso poeta, è colui che ha tracciato un percorso di conoscenza, se vogliamo una gnoseologia, ad oggi ancora ben poco compresa. Se non da Rudolf Steiner, che era austriaco. E quindi un tedesco che aveva in sé anche un retaggio latino.
E poi la filosofia. Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger… la lingua tedesca – che Borgès definisce “dolce” in una sua lirica – è la lingua del pensiero moderno. Come il greco di Platone ed Aristotele era quella del pensiero antico.
E non parlo dei musicisti. Bach, Beethoven , Schubert, Mozart su tutti… la colonna sonora che ha accompagnato tutta la mia vita.
Il mio modo di pensare la stessa “politica” si è formato sui tedeschi. L’idea di Stato, la concezione delle categorie del politico. La complessità della società. Max Weber, Carl Schmitt, la Rivoluzione Conservatrice.
Per non parlare di Ernst Jünger, maestro di stile. E di etica.
Proprio per questo “amore” guardo con sofferenza alla Germania di oggi. E ai contrasti con l’Italia. Una classe dirigente, quella tedesca, francamente disarmante. Un Cancelliere che è solo una pallida ombra. E che fa addirittura rimpiangere la Merkel. Già un elemento di decadenza e provincialismo dopo un Kohl, un Brandt, un Adenauer. Senza risalire al, gigantesco, Otto von Bismark.
E poi un ministro degli esteri che si comporta, sulla scena internazionale, come una vecchia hippy sgallettata a un rave party…
Incredibile… e avvilente.
Però questo non giustifica i sentimenti violentemente anti-tedeschi che affiorano, sulla bocca dei politici italiani, in queste ore.
Certo, questo assurdo governo di Berlino finanzia le Ong – veri e propri pirati – che sbarcano migliaia di, cosiddetti, migranti sulle nostre coste. E chiude le frontiere con l’Italia.
Tuttavia non è la Germania responsabile, a monte, della destabilizzazione della cintura del Sahel. Che è la principale concausa di un moto migratorio senza precedenti.
Non è stata la Germania a volere eliminare Gheddafi e scatenare il caos in Libia. Sono state la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Con la, colpevole, connivenza italiana. O meglio del Presidente della Repubblica e dei ministri di Esteri e Difesa di allora. Che misero a tacere Berlusconi, tenendolo sotto schiaffo con un, preteso, scandalo sessuale. Dei responsabili, due ora se la devono vedere con Dio, o per lo meno con la storia… il terzo… beh, lasciamo perdere.
Inetta ed egoista, certo, l’attuale Germania. Ma non è stata lei a sfruttare per decenni, in modo vergognoso i paesi dell’Africa sub-sahariana. Generando il caos che è la radice delle migrazioni verso il nord. Verso di noi.
È stata, soprattutto, la Francia. Che, per altro, ha anch’essa, e da ben prima di Berlino, chiuso le frontiere ai migranti che provengono dall’Italia.
Ma su questo, stranamente, non sento dire nulla dai nostri politici.
Vorrei sommessamente, ricordare due cose.
Storicamente l’Italia è legata a triplo filo con la Germania. I Sacri Romani Imperatori, non a caso, dovevano, per essere tali, cingere le due corone. Quella di Germania. E quella Ferrea, conservata a Pavia.
E, per essere più prosastici, che la nostra economia, la nostra prosperità, è strettamente agganciata alla locomotiva tedesca.
Se la Germania entra in recessione, come sta avvenendo, c’è solo da preoccuparsi. Niente di cui gioire, a meno di non essere come coloro che si danno martellate sugli zebedei per fare dispetto alla moglie…
Criticabile, criticabilissima, l’attuale impresentabile classe dirigente tedesca…
Ma Giove, dicevano i Romani, ci ha dato due sacche. Una,più leggera, sul petto, con le colpe altrui. L’altra sulla schiena, che non possiamo vedere, ben più pesante e greve. Con le nostre colpe, i nostri limiti, i nostri errori.