Nel corso degli ultimi mesi si è parlato diffusamente della “Quota 100”, il provvedimento inserito nella Legge Finanziaria 2018 dal Governo giallo-verde per l’anticipo pensionistico.
Già avevamo avuto modo di sottolineare come, in base alle affermazioni della maggioranza, non si trattasse della cancellazione della legge precedente ma del “superamento della legge Fornero”, quella, cioè, che prevede che si vada in pensione al raggiungimento dei 67 anni per gli uomini e un po’ prima per le donne.
Il dispositivo inserito nella legge di programmazione economica approvata a fine anno dal Parlamento non dava indicazioni precise a proposito dei dettagli. Come succede di solito si demandava il tutto ai decreti attuativi da approvare in un secondo momento.
Nei giorni scorsi sono trapelate alcune indiscrezioni in proposito. In particolare è stato evidenziato come i relatori della legge non abbiano tenuto conto che se tutti coloro che dai prossimi mesi avranno i requisiti per chiedere l’anticipo della pensione (62 anni di età più 38 di contributi) chiedessero di andare in pensione, mancherebbero i soldi per dare loro il TFR (trattamento di fine rapporto), vale a dire la liquidazione. La stima degli uffici amministrativi si aggira infatti intorno ai 7 miliardi di Euro, una cifra che non è stata prevista in finanziaria. In parole povere, questi soldi non ci sono.
Sempre in base alle prime indiscrezioni, è stata addirittura prospettata l’idea che il TFR possa essere erogato all’ex lavoratore con i tempi previsti dalla legge Fornero, cioè al raggiungimento dei 67 anni, oppure ai 42 anni e 10 mesi di “anzianità contributiva”. Ma visto che, a tutt’oggi, chi va in pensione deve spesso aspettare mesi perché gli venga versata la liquidazione, si stima che chi accettasse la Quota 100 potrebbe aspettare fino a otto anni prima di riceverla.
Ciò accadrebbe di sicuro per i lavoratori dello Stato, mentre per gli autonomi il periodo potrebbe essere più breve. Non di molto, però.
Il Governo, accortosi in ritardo dell’inghippo, ha già chiesto un incontro con l’ABI, l’associazione di categoria delle banche, per chiedere loro un “aiutino”.
In pratica dovrebbero essere gli istituti bancari ad anticipare i soldi della liquidazione. Quali possano essere gli esiti e le risposte dell’incontro non possiamo, ovviamente, saperlo, ma lo possiamo ben immaginare. E se anche le banche accettassero di anticipare i soldi necessari, ciò significherebbe un ulteriore indebitamento dello Stato per via degli interessi richiesti.
Con il risultato che coloro che potrebbero maturare il diritto all’anticipo della pensione già dai prossimi mesi, e che faranno domanda, saranno molti di meno rispetto a quelli che ci si poteva aspettare.
Un bel modo per sbandierare l’ottenimento di un punto del programma elettorale, senza però che gli interessati possano effettivamente goderne.
Con somma gioia degli euroburocrati di Bruxelles.