Morgan insulta il pubblico durante uno spettacolo? Organizziamo una raccolta di firme per farlo cacciare dal programma in cui deve fare il giurato! Un giardiniere che realizza poetiche sculture nei parchi e nei luoghi simbolo di Torino viene bloccato? Subito una raccolta di firme contro l’amministrazione comunale (che non ha nessuna responsabilità ma prima si firma e poi si scoprono i colpevoli). E non vuoi firmare contro la guerra? Contro la ridicola classe arbitrale del calcio italiano? Contro tua moglie che aggiunge la panna nella carbonara? Contro tuo marito che prepara la bagna cauda senza aglio?
Grazie ai social sono tornate di moda le raccolte di firme. Ma più democratiche ed inclusive. Perché, in passato, venivano invitati a firmare gli intellettuali, gli sportivi, gli artisti. A seconda della battaglia che veniva intrapresa. Ed era anche un modo per schedare le appartenenze. Se non firmavi, scattava immediatamente la condanna sociale. Non cantavi più alla festa dell’Unità, non vincevi più un premio letterario, eri escluso da dibattiti e convegni.
Ma ora tutto è cambiato. Tutti possono sentirsi intellettuali e firmare per la messa al bando di un libro che non hanno mai letto. Tutti possono sentirsi musicisti e firmare per cacciare un cantante. Tutti possono sentirsi, di volta in volta, urbanisti, medici, stilisti, preti, economisti, esperti di geopolitica, bagnini, allenatori di calcio (questo anche in passato) o di atletica, azzurri di sci ed ingegneri dell’auto.
In fondo i social servono per sostituire i bar. E va bene. Ma è il passaggio alla raccolta firme che preoccupa. Perché tutti si autoconvincono di aver compiuto un profondo atto politico, partecipativo. Di aver avviato un processo rivoluzionario. Che, ovviamente, inizia e finisce con l’apposizione di una firma per lo più virtuale.
Perché in Italia la firma non comporta nulla. Almeno negli Usa, da troppi adorati, le raccolte di firme sono il preludio a boicottaggi reali e che funzionano. Non solo i fondi di investimento tolgono il denaro alle società ritenute scorrette, ma sono i consumatori a far crollare le vendite. In Italia è sufficiente che un’azienda sotto attacco lanci una campagna di sconti per far rientrare qualsiasi tentativo di boicottaggio.
Ed allora la raccolta firme diventa solo un momento in cui ci si sente importanti, partecipi di una realtà più grande. E le firme vengono utilizzate dai soliti burattinai per i propri interessi. Che si tratti di dimostrare il sostegno popolare alle proprie tesi o, al contrario, di lamentare l’ignoranza di un popolo con idee da bar e che pretenderebbe di aver voce in capitolo in questioni che non conosce.