Ma uno studente universitario può andare a seguire i corsi in un piccolo paese in cima ai monti? Si può fare cultura su un bricco poco abitato? La risposta, ovviamente negativa, a tutti gli inutili discorsi sulla “restanza”, sul ripopolamento delle Terre Alte, sul rilancio dei territori marginali al Nord come al Sud, arriva da un intervento di un giornalista sulla radio di Confindustria. Davide contro Golia, se non fosse che la retorica, falsa, su Davide è ormai insopportabile. Ed allora la grande (sempre meno) Confindustria contro il minuscolo paesino di Elva sulle Alpi dell’Occitania piemontese. Cesare contro il villaggio di Asterix.
Ma cosa hanno combinato gli 88 abitanti di Elva per far infuriare Radio 24? Hanno osato vincere il bando dei borghi con un progetto per portare in montagna l’alta formazione, la cultura applicata alle esigenze del territorio. L’unico modo non solo per fermare lo spopolamento, ma per creare le condizioni per un ritorno in montagna. E non significa, come forse pensano a Radio 24, moltiplicare per 10/100 volte gli abitanti di Elva. Perché un progetto per un singolo paese significa rivitalizzare l’intera valle. Coinvolgendo anche le vallate vicine, poiché rappresenta un segnale di vitalità, di possibilità.

Strano che a Confindustria non lo capiscano. Perché sono proprio loro ad essersi sempre battuti contro i finanziamenti a pioggia, distribuiti per accontentare il maggior numero di richiedenti ma fondamentalmente inutili per uno sviluppo reale. Sono loro ad aver sempre richiesto l’individuazione di pochi settori, di pochi distretti, di poche aziende su cui concentrare gli interventi. Ma, avendo una concezione della montagna che si ferma a Cortina e Courmayeur non possono comprendere che le regole degli interventi mirati valgano anche sulle Terre Alte. O, forse, ai giornalisti urbanizzati non piace l’idea di un mondo dove si possa far cultura al di fuori dei luoghi della gauche quinoa; dove si possano creare attività economiche non controllate dagli oligarchi eredi di chi ha provocato lo spopolamento di montagne, colline e campagne.

Poi, certo, esistono anche delle responsabilità di Elva. Dove sono convinti che non ci sia bisogno di una comunicazione adeguata per il loro progetto, però si offendono se qualcuno ne parla male. Certo, il Comune dialoga con le pagine locali della Busiarda (La Stampa), nella convinzione che qualcuno le legga oltre i confini provinciali. Ed allora diventa anche comprensibile che nascano polemiche inutili e sbagliate, basate su un’immagine distorta della realtà e del progetto. I soldi per la comunicazione non mancano, in questo caso. Dunque anche le colpe vanno suddivise.