Matrigna Rai ha relegato Moffy, Shawn the sheep, Masha & Orso, gli Elfi in orari in cui mai nessun bambino potrà vederli per sdoganare senza ritegno cartoni animati che mostrano figure amorfe, asessuate, neutre, brutte, rotonde o sformate che nulla hanno nemmeno di Barbapapà.
Raccontano il nulla oppure impongono precetti educativi, qualche volta anche validi, per insegnare a non disturbare e a seguire le regole che fanno altri, qualche volta per fortuna anche per tutelare. Spesso riguardano personaggi piagnucoloni, bisognosi di tutto, oppure complessati, senza riferimenti adulti, e senza storia narrativa, senza trama dove un giorno può essere uguale all’altro, senza sequenza di emozioni.
Alle volte mostrano adulti impegnati e votati al profitto che fanno mille mestieri da mane a sera. Il tutto in un grande circo collettivo. Colorato.
Come sono lontani i cartoni animati anni ’80 e com’erano belli nelle forme, nei colori, nella possibilità di disegnarli sugli album o di ricopiarli, quindi di imparare anche a disegnare, com’erano emozionanti e facevano pensare e dialogare in famiglia, come spesso erano momento di visione comune tra bimbi e nonni, com’erano storie vere o finte che insegnavano a fantasticare, a scrivere, a distinguere bene, male e trasportavano.
Caro Remi’ e la storia sociale, grande Capitan Harlock e la sua lotta per la libertà. La TV non la vedo da tempo per quanto è noiosa e vuota, ma finora ci hanno imposto di pagare il canone.
Mentre nella scuola con mille maestri e tanta confusione, sempre più nebulosa e difficile da inquadrare, i genitori sono portati all’esaurimento invasi da mille emails insulse frutto della società dell’immagine e delle boiate della “comunicazione”. Cartoni amorfi e alcuni insegnanti pure: trasmettono indisciplina, caos, nessun carisma, a volte spaventano non per i metodi ma per la completa incapacità di essere un esempio forse perché anche loro ancora in ricerca.
E penso al maestro di asilo in Francia interamente tatuato percepito come un mostro da chi ne doveva essere rassicurato e protetto. Non è questione di libertà d’espressione (c’è n’è talmente poca in giro, imbavagliati da museruole e monitorati dagli odiatori di professione che denunciano ogni libero pensiero o qualunque cosa non piaccia loro come se fossero dio), ma questione di stile, di educazione, di identità, di valori positivi da comunicare, di capacità logica e di decenza.
Gli stessi alunni, sgomenti, notano magliette lacerate, capelli multicolore rasati a destra e lunghi a sinistra e invece di esserne rassicurati -come dovrebbero- si fanno domande legittime, e sono chiamati poi a dialogare con maestri poco credibili, caotici, sciatti, capaci di comunicare e trasmettere fragilità e disordine, nessuna autorevolezza. A scuola si vedono regalare malsani 10 che illudono alunni e famiglie e i pochi diplomati capaci di interloquire si vedono inseguire mestieri che una volta erano i primi gradini della gavetta e non perché non ci sia lavoro ma perché abbagliati dal nulla e dalle sue paiette.
Li vogliono sempre più sciocchi, li vogliono sempre più soli e incapaci di progettare la loro vita. Li vogliono sempre più schiavi.