L’importante è far finta di niente. Basso profilo ora e sempre. E basta con i barboton, al bando i mugugni. Torino sempre più marginale ed emarginata, ma l’accoppiata Cirio/Lo Russo insiste a chiedere incontri nazionali del tutto inutili e che non portano a risultati se non occasionali. Tanto provvedono poi i chierici della disinformazione a raccontare una verità che non ha nulla a che fare con il dato di realtà.
La nuova sberla alla città arriva ora dalla RAI. Che, in fondo, a Torino deve moltissimo ma la riconoscenza è una merce inesistente negli uffici romani e non solo in quelli della TV di stato. Di fatto la capitale subalpina è esclusa dalle grandi strategie dell’ente. I dioscuri Cirio e Lo Russo lo sanno benissimo, ma a loro è sufficiente portare a casa un contentino, una trasmissione di nessun interesse e di breve durata. Tanto “per far cine”. E poi il declino prosegua pure.

D’altronde l’accoppiata tragica non ha banfato neppure di fronte alle strategie di Trenitalia che ha ridotto ad una corsa per direzione i collegamenti diretti tra Torino e Venezia. Ma non era la linea fondamentale per il trasporto europeo? Parte integrante del corridoio Ovest/Est tra la Penisola Iberica e Kiev? A che serve la Lione Torino se, poi, bisogna comunque cambiare a Milano per proseguire verso Est? Muti a Trenitalia, muti i dioscuri, muto persino Mino Giachino che sulla Lione/Torino parla di continuo ma sulla Torino/Venezia è riservatissimo.
Eppure sono tutti segnali inequivocabili di una continua perdita di rilevanza di Torino. Con un centro sempre più affascinante per i turisti e periferie sempre più invivibili per i residenti. Con una ex grande fabbrica che risponde alle necessità francesi, con un sottosistema di potere semplicemente imbarazzante, con una mediocrità per nulla aurea eppure imperante. Una città sempre più autoreferenziale perché ha sempre meno ragioni per imporsi al di là dei confini daziari. Ed allora ci si entusiasma perché, con calma, arriverà addirittura una seconda linea di metropolitana. O per aver ottenuto una tappa del Giro d’Italia di ciclismo.
Peccato che i grandi investimenti produttivi scelgano altre destinazioni. Peccato che la grande cultura non abbia nulla da spartire con iniziative faziose quali Biennale democrazia. Piacevano alla gente che piaceva. E solo a loro. Ma quella gente, ormai, non piace più se non ai chierici della disinformazione locale.