Ma chi era Esopo rispetto a Federico Rampini? Un dilettante, sicuramente. Perché Rampini, sul Corriere, va decisamente oltre la favola del lupo e dell’agnello e trova un nuovo modo per collocare la Cina sul banco dei condannati (inutile perdere tempo con la fase degli imputati). Con abilità parte da un dato di fatto reale: le assurde proteste di Pechino contro i blandi controlli introdotti negli aeroporti europei per chi arriva dal Paese asiatico.
Proteste indubbiamente immotivate, alla luce dei controlli asfissianti che la Cina applicava agli europei per il famigerato programma Covid Zero. Ed a questo punto scatta la manipolazione di Rampini l’atlantista. Perché Pechino si comporta così? Ma perché sta creando una campagna d’odio contro l’Occidente e, dunque, deve inventarsi scuse di ogni genere per alzare la tensione. Ma la tensione, avverte il giornalista del Corriere, può comportare rischi anche molto gravi. Può degenerare in scontri.
Strano che la memoria di Rampini faccia cilecca in modo selettivo e di estremo comodo. Perché è vero che la protesta per i controlli Covid è assurda e pretestuosa. Ma la Cina ha una infinità di ragioni per alzare la tensione. Rampini non ricorda il viaggio-provocazione di Nancy Pelosi a Taiwan? Le dichiarazioni sempre provocatorie e minacciose del petomane di Washington? Le sanzioni contro la Cina nei settori delle tecnologie avanzate? La guerra contro Huawey?
C’è solo l’imbarazzo della scelta tra le continue provocazioni di Washington e degli alleati. Ed è ovvio che la tensione aumenti. Che Pechino organizzi campagne contro l’Occidente. Ciò non significa, ovviamente, che le strategie cinesi siano sempre corrette e trasparenti. Che il principio cinese della “non ingerenza” nelle vicende degli altri Paesi sia sempre rispettato. Certo, a differenza degli Usa, Pechino non gira per il mondo ad organizzare colpi di Stato. Però attraverso l’indebitamento di molti Paesi, non solo africani, controlla la loro economia ed influisce sulle loro scelte.
Indubbiamente non si tratta di un confronto tra santi, ma tra Paesi in piena e totale concorrenza. Ed il tifo acritico per uno dei due contendenti non aiuta a comprendere la realtà. Soprattutto quando la narrazione atlantista serve unicamente a convincere l’Europa ad un ruolo da lacchè al servizio degli interessi statunitensi. Obbligando i maggiordomi europei di Biden ad ignorare tutto ciò che sta accadendo nel mondo, dalla crescita dell’Africa con i capitali cinesi sino al nuovo ruolo dei Paesi del Golfo; dalla crescita complessiva dell’Asia sino alle tensioni ma anche alle opportunità in America Latina.
Crollano le criptovalute, aumenta la dedollarizzazione tra Asia ed Africa, si rafforzano i Brics destinati ad un considerevole allargamento. Ma per gli italiani l’unico problema internazionale deve essere rappresentato dall’odio seminato in Cina dal regime. Eppure Pechino – rammenta Rampini – sino a pochi anni orsono favoriva lo studio dei propri giovani nelle università europee ed italiane. Eppure i cinesi – ma questo Rampini non lo ricorda – erano affascinati dalla cultura italiana, quella vera, non le boiate contemporanee. Ora non più.
Forse i cinesi si sono stancati delle critiche atlantiste per le eccessive misure anti Covid che penalizzavano l’economia mondiale; seguite dalle critiche sempre atlantiste per la fine delle misure anti Covid che faranno ripartire l’economia mondiale ma anche l’inflazione ed i contagi.
Superior stabat lupus, longeque inferior agnus.
Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit:
“Cur – inquit – turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?”