Referendum? Quale referendum? Il centrodestra invita gli italiani ad andare a votare per quesiti inutili sulla giustizia e la risposta del Paese è di poco superiore al 20% degli aventi diritto. “Ma adesso non lamentatevi!”, strillano gli esponenti dei partiti schierati per il Sì. Come sempre l’autocritica non è contemplata. Perché i partiti pensano, decidono, ordinano ed i sudditi devono solo adeguarsi, ubbidire. E votare.
Invece no. L’affluenza è modesta per le amministrative ed è imbarazzante per i referendum. Non uno che si chieda i motivi di questa rinuncia ad un diritto. Non uno che ammetta che l’unico quesito coinvolgente era quello sulla responsabilità civile dei magistrati. Amato ed i suoi l’hanno bocciato, hanno impedito che qualcosa cambiasse davvero. Ed invece di infuriarsi, di protestare contro questo scandalo, i promotori hanno provato a prendere in giro gli elettori insistendo sull’importanza dei quesiti rimasti.
Ancora più inaccettabile l’alibi della mancanza di informazione televisiva sui referendum. Berlusconi controlla le tante reti della galassia Mediaset. Se le sue tv vanno in direzione contraria, la responsabilità non è del destino cinico e baro ma di un proprietario che ha sbagliato tutte le scelte delle redazioni. Quanto alla Rai, il discorso è analogo. Il centrodestra ha scelto, tra gli altri, il direttore del Tg2 e di RaiNews 24. Non può dare la colpa ad altri se non riesce a gestire i tg di area a differenza di ciò che riesce a fare il Pd. E lo stesso vale per i giornali. Nessuno ha impedito al centrodestra di sostenere i media vicini o comunque non pregiudizialmente contrari.
Invece i grandi strateghi della Trimurti del centrodestra sono sempre in fiduciosa attesa che gli avversari mettano a disposizione i loro quotidiani e le loro direzioni Rai per sostenere le tesi della Trimurti. Ed ovviamente sono immancabilmente delusi.