Ad una settimana dal trionfo socialista in Bolivia, un’altra nazione del subcontinente sudamericano sbatte la porta in faccia alle destre liberiste e filostatunitensi: il Cile.
Il referendum che il presidente Sebastián Piñera aveva annunciato in seguito alle violente proteste iniziate proprio un anno fa, e poi rinviato a più riprese a causa dell’emergenza generata dal Covid-19, si è rivelato un plebiscito favorevole alla scrittura di una nuova Costituzione che vada a sostituire quella attualmente in vigore, eredità del governo militare del dittatore Augusto Pinochet.
Nonostante l’importanza del voto per il futuro del Paese, l’affluenza si è assestata solamente sul 50% degli oltre quattordici milioni di aventi diritto. Il risultato, però, non ha ammesso replica considerando che l’approvazione ha ottenuto il 78,3% contro il 21,7% dei contrari.
Nella contemporanea votazione per stabilire a chi vada il compito di formulare la nuova Carta fondamentale cilena, che dovrà essere approvata da un nuovo referendum costituzionale, ha prevalso l’opzione di eleggere tutti i 155 membri che formeranno l’Assemblea Costituente su quella che avrebbe concesso una composizione mista con parlamentari delle forze politiche già presenti nelle due aule.
La nuova elezione si svolgerà insieme alle amministrative dell’aprile 2021 facendo partire i lavori dell’AC da maggio 2021 fino al secondo semestre del 2022, data in cui il nuovo testo dovrà essere sottoposto alla consultazione popolare e, nel caso venisse approvato, diverrà immediatamente efficace sostituendo la precedente Costituzione.
Un processo di medio periodo che consentirà all’attuale inquilino di Palacio de la Moneda di portare a termine il suo mandato presidenziale nonostante l’intera coalizione di destra Chile Vamos esca ridimensionata dall’aver sostenuto per tutta la campagna elettorale il “No” al quesito referendario.
Di buon auspicio per la pacificazione nazionale sono state proprio le parole trasmesse in un discorso televisivo con cui Piñera ha accettato il verdetto sottolineando come finora la Costituzione abbia diviso il popolo cileno mentre “a partire da oggi si rende necessaria la collaborazione di tutti perché la nuova Costituzione sia uno spazio di unità, stabilità e futuro”.
Referendum in Cile, altro schiaffo agli Usa dopo la Bolivia
