Da un lato ci sono gli schiavi. Quelli obbligati a tornare a lavorare. Magari in uffici affollati, o in fabbriche dove è difficile respirare con la mascherina incollata sul volto.
Sul fronte opposto ci sono i renitenti alla vanga, i poltronisti che rifiutano categoricamente ogni ipotesi di riprendere una vita normale prima che sia stato predisposto un vaccino più che sicuro, che ci siano almeno 10 cure efficaci, prima che sia stata debellata ogni malattia, raffreddore compreso.
In mezzo ci sono le persone normali, quelle consapevoli che la vita è comunque un rischio, che attraversare la strada può portare ad un incidente mortale, che passare sotto un balcone non offre garanzie assolute, che entrare nell’acqua del mare o affrontare un sentiero di montagna non offre certezze di sopravvivenza, che avvitare una lampadina in casa o accendere il fornello per preparare la cena può essere pericoloso.
Persone normali che preferirebbero le vacanze in località amene ma che sanno che i piaceri devono essere conquistati anche attraverso la fatica di un lavoro non sempre entusiasmante. Oppure persone normali che amano la propria attività, magari perché garantiva un reddito elevato e comunque soddisfacente.
Il terrorismo di Stato, amplificato da ignobili media di servizio, ha fatto sì che i poltronisti diventassero sempre più numerosi. Alcuni perché davvero terrorizzati (il coraggio non lo hanno trovato in offerta al supermercato), altri perché cronicamente renitenti alla vanga e dunque pronti ad approfittare della situazione per sdraiarsi sul divano in attesa che lo Stato provveda a loro con il reddito di emergenza che va ad integrare il reddito di cittadinanza. Mantenuti a vita per vocazione.
Non importa neppure l’ammontare dell’assegno della carità pubblica. D’altronde per una vita in pigiama e pantofole non servono grandi spese. La possibilità di pagare l’affitto (il mutuo avrebbe magari richiesto un lavoro per essere concesso), il cibo garantito e possibilmente portato a casa dai volontari o dagli schiavi, un po’ di soldi per concedersi un aperitivo ma senza entrare nei locali, il diritto al collegamento gratuito per un pc offerto dallo Stato.
Non si chiedono neppure con quali soldi vengono mantenuti. Anzi, si indignano quando vedono gli schiavi o le persone normali uscire di casa per andare a lavorare, in modo da garantire la sopravvivenza ai poltronisti. E strillano, i renitenti alla vanga, se scorgono un lavoratore soffermarsi a chiacchierare dopo essere uscito dalla fabbrica o dall’ufficio: “Irresponsabile, untore, criminale, ci vuole uccidere tutti”.
Sono gli italiani preferiti dal lìder minimo e dai dittatorelli dello Stato Libero di Bananas. Renitenti alla vanga e refrattari ad ogni protesta. Si accontentano di poco, pur di non affaticarsi. Un esercito che diventa più numeroso e che garantisce la sopravvivenza di una politica fallimentare.