“Per le altre accuse questa Corte, rinnovata l’istruttoria dibattimentale, ha assolto il predetto dott. Burzi da una delle contestazioni e confermato nel resto la decisione già presa nel primo giudizio d’appello, riservando le motivazioni nel termine di 90 giorni attesa la complessità del processo”. Così scrive Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino, per rispondere alle polemiche sorte dopo il suicidio dell’ex assessore piemontese Angelo Burzi e, ancor più, dopo la pubblicazione della lettera lasciata da Burzi per spiegare il suo gesto, dovuto a quella che lui ha ritenuto una ingiustizia ed una persecuzione giudiziaria.
Una lettera che Renzi e Calenda hanno consigliato di far leggere a tutti. Ma, in realtà, avrebbero dovuto consigliare di leggere la risposta del presidente della Corte d’Appello. Risposta? Si replica ad un uomo che si uccide perché si considera vittima di una ingiustizia tale da rendergli insopportabile la prosecuzione della vita stessa? Si risponde ad un uomo che non può più contestare le parole del magistrato? E poi il tono della risposta: “Il predetto dott. Burzi..”. Neppure di fronte alla morte si rinuncia al burocratese. Il linguaggio utilizzato offende molto più del contenuto.
Ma, soprattutto, preoccupa. Burzi si è ucciso perché voleva ribadire la sua innocenza. Era un ingegnere, non un uomo di legge, e può essere che la propria percezione sia diversa da quella dei magistrati. Che, occorre ricordarlo, condannano o assolvono “in nome del popolo italiano”, non in nome della proprio arbitrio o di formalismi inutili. In nome del popolo italiano. Ma pare lo dimentichino sempre.
Ed infatti, di fronte alle critiche generali dopo il suicidio di Burzi, un altro magistrato subalpino ha minacciato azioni giudiziarie contro chi osa criticare i magistrati. Vilipendio della magistratura, guai a criticare chi pensa di rappresentare Dio in terra e non il popolo italiano.
Al di là di tutto, Burzi poteva persino essere colpevole. Poteva aver considerato ingiusta la sua condanna a fronte di assoluzioni per politici di altro colore. Ma, dopo il suo gesto finale ed estremo, avrebbe comunque meritato un rispettoso silenzio da parte di coloro che riteneva responsabili della sua morte. O, perlomeno, qualcosa di molto diverso dal “predetto dott. Burzi”. E ossequi alla famiglia..