In un Paese normale, minimamente normale, quando il leader di un partito di governo annuncia che farà cadere l’esecutivo se il presidente del Consiglio non fa una clamorosa retromarcia, perlomeno ci si preoccupa. E ci si prepara alle elezioni anticipate. Ma siamo in Italia e le minacce arrivano da Matteo Renzi. Sì, proprio quello che aveva giurato che avrebbe abbandonato la politica se avesse perso il referendum. Lo ha perso ed è ancora qui a minacciare sfracelli.
Ovviamente non si preoccupa nessuno, a parte i giornalisti dei media di servizio. Tutti gli altri danno per scontata la soluzione dello scontro. Il lìder minimo darà un contentino al bugiardissimo senza mutare la sostanza delle sue decisioni. Il Pd loderà l’atteggiamento positivo di Conte, Renzi dichiarerà di aver ottenuto ciò che voleva per il bene del Paese e potrà sistemare la Boschi o qualche altro amico nella cabina di regia per la spartizione dei miliardi europei. E Mattarella tirerà un sospiro di sollievo perché solo questa maggioranza potrà garantirgli la riconferma o la successione di qualcuno che garantisca la continuità.

Tutti felici, dunque. Tranne gli italiani ma questo è un particolare irrilevante per lorsignori.
Però la sceneggiata serve comunque a riportare l’attenzione su Renzi e sul suo partito che non sfonda, non cresce ed ha poche chances di sopravvivere in caso di elezioni con uno sbarramento al 4%. Serve anche ai 5 Stelle per distogliere i riflettori dai loro litigi interni.
In teoria ci sarebbe anche l’opposizione. Del tutto irrilevante, una oppofinzione di Sua Maestà. Che spera di ottenere almeno qualche briciola del bottino europeo.