“Respira, sei in Trentino”. Lo slogan per la promozione della Provincia autonoma ha stracciato il boicottaggio messo in atto dagli animalisti di tutta Italia – e non solo – per protestare contro la gestione trentina del problema orso. La sollevazione generale si è rivelata non proprio generale, praticamente irrilevante.
I boicottatori seriali, evidentemente, trascorrevano altrove le loro vacanze. Oppure sono stati facilmente e rapidamente sostituiti da frotte di amanti della montagna in arrivo dell’Italia e dall’estero. Forse, più semplicemente, gli ambientalisti da salotto non avevano fatto i conti con il caldo estivo e con il desiderio di fresco e di montagna. Risultato? Tutto esaurito praticamente nell’intero Trentino.
Ovviamente ci si può accontentare della spiegazione legata alle temperature insopportabili in città. Ma si può anche ribadire l’eccellenza dell’offerta turistica della Provincia, i servizi impeccabili, il buon cibo e gli ottimi vini, le offerte culturali che attraggono turisti di qualità che si trasformano in promotori del territorio.
Agli ambientalisti, in fondo, potrebbe andar bene così. Perché la spiegazione alternativa sarebbe molto più imbarazzante: le polemiche dei gretini favoriscono una risposta esattamente contraria. Loro impongono il boicottaggio e il mondo sceglie proprio il luogo dove loro vorrebbero creare il deserto.
Il rischio è che non si tratti solo di un episodio ma di una tendenza destinata a consolidarsi. Che sia solo un primo, clamoroso, esempio di rifiuto dell’estremismo ambientalista. Che coloro che in montagna ci vivono o che la amano si rifiutino di accettare le imposizioni di chi pretende di decidere il destino altrui stando seduto su un divano con l’aria condizionata al massimo.
E lo stesso vale per chi, in città, viene costretto a lunghe attese di un autobus perché gli ecologisti non vogliono più che si utilizzino mezzi di trasporto privati. Attese sotto il sole a picco, sotto la pioggia battente, con temperature polari.