Urgenza copertura vaccino per i Paesi più poveri: è necessaria solidarietà perché siano disponibili anche per i Paesi che non hanno i mezzi per acquistarli. Questo è un obiettivo che si è prefissato il G20, un forum dei leader, dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali, creato nel 1999, dopo una successione di crisi finanziarie, per favorire l’internazionalità economica e la concertazione tenendo conto delle nuove economie in sviluppo.
È con questa prospettiva che il G20 sta cercando di dare qualche risposta al cataclisma economico e sanitario provocato dal Covid-19, che ha contagiato quasi 58 milioni di persone e ne ha uccise più di 1,3 milioni in tutto il mondo.
Il G20 è stato organizzato a Riad per la prima volta on-line. I Paesi poveri, la recessione globale e come gestire la ripresa una volta che il Covid-19 sarà sotto controllo sono i temi al centro del vertice a presidenza saudita. Li ha elencati lo stesso re Salman nel suo discorso di apertura: il monarca è apparso al fianco del figlio, il contestato principe ereditario, Mohammed bin Salman, mentre sul resto dello schermo comparivano i volti degli altri leader globali, fra i quali il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: sarà l’Italia a prendere il testimone della presidenza di turno del G20 dal 1° dicembre e inevitabilmente erediterà da questi lavori alcuni temi cruciali. Se il summit del 2020 avviene quando la pandemia, con la seconda ondata, è ancora in corso, Roma ospiterà quello del prossimo anno, quando la crisi sanitaria sarà ridimensionata. Il 2021 quindi sarà decisivo per le economie di tutto il mondo.
Ospitando il G20 il regime saudita punta a correggere un’immagine internazionale offuscata dalle violazioni dei diritti umani, culminate nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, due anni fa a Istanbul, e dalla condizione femminile. L’Arabia Saudita da diverso tempo è, infatti, messa sotto accusa per le violazioni dei diritti umani che negli ultimi anni sono aumentate notevolmente. Attivisti, dissidenti o semplici donne che richiedono equità di genere, sono puniti e imprigionati. I gruppi pacifisti invece accusano sia Riad per il coinvolgimento nella terribile guerra in Yemen, che va avanti da anni senza un’apparente soluzione, sia i paesi occidentali che riforniscono di armamenti proprio il regno saudita.
Il summit non è esente da critiche contro il regime del Paese che ne detiene la presidenza. Gli attivisti e le famiglie degli attivisti incarcerati hanno lanciato iniziative per evidenziare le violazioni dei diritti umani nel Regno. Tra di loro, i fratelli dell’attivista in prigione Loujain al-Hathloul, in sciopero della fame da più di 20 giorni. Amnesty International ha esortato i leader del G20 a chiedere a Riad di rilasciare tutti gli attivisti detenuti, una macchia all’immagine del Regno. L’emancipazione delle donne infatti è un punto importante nell’agenda del G20. Quello dell’empowerment femminile è il nuovo tema dell’incessante campagna di pubbliche relazioni con la quale il principe della Corona Mohamed bin Salman vuole promuovere le sue politiche riformatrici e mostrare al mondo che l’Arabia Saudita è un paese moderno e aperto agli affari.
In realtà l’emancipazione femminile è molto lontana in Arabia Saudita. Le autentiche protagoniste delle riforme languono in carcere dalla metà del 2018, “colpevoli” di aver rivendicato a sé stesse e alle loro lotte alcuni passi avanti verso la fine della discriminazione di genere, come l’abolizione del divieto di guida per le donne e l’attenuazione del sistema del “guardiano”, che affidava al “maschio della famiglia” ogni decisione riguardante la vita delle parenti. L’emancipazione delle donne spicca tra i temi in agenda, ma “Per le autorità saudite il G20 è un momento importante: vogliono far conoscere al mondo la loro agenda riformatrice e far vedere che il loro paese è aperto agli affari. Nel frattempo, però, le autentiche promotrici delle riforme sono dietro le sbarre”, ha dichiarato Lynn Maalouf, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Invece di dare retta all’ingannevole narrativa del governo saudita, durante il vertice i leader del G20 dovrebbero prendere posizione in favore delle coraggiose attiviste il cui sincero impegno per i diritti delle donne è costato loro la libertà”, ha aggiunto Maalouf.
I leader mondiali discuteranno gli acquisti e la distribuzione globale dei vaccini, dei farmaci e dei test anche per i Paesi a basso reddito che non possono permettersi queste spese da soli. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha annunciato che richiederà più contributi per la piattaforma Covax, attraverso la quale i Paesi a reddito medio e alto possono finanziare i più poveri in modo che ricevano anche loro i vaccini; ma lo strumento necessita ancora di 28 miliardi di dollari in più, 4 miliardi entro la fine dell’anno. “Questi fondi sono fondamentali per l’industrializzazione, il trasporto e la fornitura di vaccini”, in particolare ai Paesi più poveri. Ma resta il problema, a pochi giorni dalla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in Arabia Saudita, delle donne riformatrici in carcere.