Il regista Stefano Rogliatti, da sempre osservatore dei fenomeni sociali, utilizza la multimedialità per dare voce alle persone.
Mercoledì 16 gennaio alle ore 20.30 presso il cinema Massimo in via Verdi 18 a Torino (ingresso gratuito) si terrà la proiezione del suo ultimo documentario “Rice to love”, nato da un’idea di Coldiretti Piemonte.
Stefano durante il suo viaggio, svolto nel mese di luglio 2018 in Birmania, con oltre 10 ore di girato, ha documentato la verità di quei luoghi e della situazione generata alle popolazioni dalle multinazionali e dai governi.
Raccogliendo le testimonianze dei protagonisti, fa emergere il mondo della risicoltura in Birmania. In Europa le importazioni di riso dalla Birmania, dal 2016 al 2018, sono aumentate dell’800 percento.
Nel documentario si mostra chiaramente come intorno al riso, sia come risorsa alimentare sia come merce di scambio, ci siano soprusi, violenze e sofferenze generate da interessi politici ed economici delle multinazionali.
In Italia, nell’ultimo anno, da Birmania e Cambogia sono arrivati 22,5 milioni di chili di riso, nonostante l’Italia sia in Europa il primo produttore continentale.
La risicoltura italiana sta vivendo un momento di grande crisi a causa delle importazioni a dazio zero dell’est asiatico ed il Piemonte vive una situazione ormai insostenibile.
Il documentario ha la finalità di denunciare concretamente cosa sta succedendo nei paesi dai quali proviene questo riso e non si fermerà solo tra i confini nazionali, ma verrà inviato alla Commissione europea a Bruxelles, per fare prendere consapevolezza all’Unione Europea di favorire attraverso le importazioni, la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale.
Il presidente regionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, spiega che “Coldiretti ha chiesto il ripristino dei dazi per il triennio 2019-2022, in quanto il riso prodotto in Cambogia e Myanmar arriva sul mercato europeo in volumi e livelli tali di prezzo da determinare serie difficoltà al prodotto nazionale ed europeo dove peraltro sono massime le attenzioni etiche. Oltre a fare concorrenza sleale ai produttori italiani sulla Birmania pesa l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di genocidio internazionale per i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya”.
Stefano Rogliatti ci racconta che in Birmania non esiste alcuna democrazia e l’esercito birmano ha distrutto interi villaggi appropriandosi dei terreni, causando un’estrema povertà alla popolazione, poiché l’unica fonte del loro reddito era proprio il riso.
È evidente che siamo di fronte a un’emergenza umanitaria destinata a generare sofferenza per lungo tempo.