Stanno arrivando, ormai, a conclusione. Gli Esami, quelli di Stato che un tempo venivano chiamati di Maturità, oggi finiscono presto. Contraddicendo, in sostanza, Eduardo, che diceva che Gli Esami non finiscono mai.
Ma tant’è… oggi le prove scritte iniziano ad appena una settimana dalla fine delle lezioni. E le commissioni sono piccole. Massimo due classi. E ben difficilmente molto più di 20 studenti per classe.
Un tempo, non lontano, tutto giugno scorreva nell’attesa. Periodo sospeso, in cui si doveva studiare, ripassare, mettere a punto la tesina… poi, il primo luglio, la prova di italiano, la seconda, di indirizzo ( greco o latino per il Classico, immancabilmente matematica per lo Scientifico…) e gli orali dopo le correzioni. Un’altra pausa, che poteva essere molto lunga. Perché ogni commissione esaminava oltre settanta studenti.
Ricordo un afoso luglio di tanti anni fa. In un liceo scientifico di Treviso. La mia prima maturità da Commissario esterno. Oltre 80 compiti da correggere. Il Presidente mi propose il massimo del tempo: sei giorni, mi pare. Ce la feci in quattro. Ero giovane, gli occhi buoni (e con certe grafie ci volevano…) e lavorai come un mulo mattina e pomeriggio. Sino quasi alle otto di sera.
Solo per questo chiudemmo i lavori entro la fine del mese. Altrimenti avremmo trascinato in agosto. Cosa che succedeva di frequente.
Questo per dire dei famosi tre mesi di vacanze estive che ci vengono da sempre attribuiti. E che erano veri, certo, per i battifiacca che inondavano i Provveditorati con compiacenti certificati medici. Non per quelli che a fare gli insegnanti ci provavano. Nonostante tutto.
Oggi, però, tutti hanno fretta. Studenti, genitori che non vedono l”ora di partire per il mare, professori stanchi e accaldati… ministri che, meno durano gli esami, meno spendono. L’imperativo non è verificare la preparazione dello studente. O la sua maturità per accedere all’università o al mondo del lavoro. L’imperativo è finire presto. Il prima possibile.
È più comodo. Per tutti. Però si finisce con il perdere quell’attesa, quella suspense che era parte non secondaria dell’esame. Perché creava un’atmosfera tutta particolare. E ti faceva vivere quell’esperienza come unica. Ed eccezionale.
Con tutti i suoi difetti – ed erano davvero molti – il vecchio Esame di Maturità manteneva alcuni tratti del “rito di passaggio”. All’età adulta. Perché dopo quell’esame, la vita dei ragazzi cambiava. Radicalmente. E non solo per quelli che venivano subito immessi nel mondo del lavoro – la funzione, preziosa, degli istituti tecnici, distrutti dalle smanie egualitarie di chi ha voluto licealizzare tutto – ma anche per quelli che proseguivano all’Università. Che era ben altra cosa da quella odierna…
Discorso lungo. Che ci porterebbe fuori strada.
Oggi gli Esami sono stati quasi totalmente svalutati. La fretta, dicevo prima. I tagli di bilancio. Perché dobbiamo fornire armi all’Ucraina, e finanziare folli campagne vaccinali nell’interesse di Big Pharma (con ricadute nelle fortune dei loro zelanti propagandisti italici)… ma investire qualcosa nell’istruzione no. Quello è spreco. Rompe l’equilibrio del bilancio. E la cosa non cambia se a Palazzo Chigi siede un, cosiddetto, sinistro, oppure una, cosiddetta, destra.
Certo, qualche ragazza avrà ancora pianto dall’emozione. E qualche ragazzotto avrà passato la, fatidica, notte prima degli Esami senza chiudere occhio… però dubito che qualcuno dei nuovi maturati si sognerà ancora il suo esame fra dieci, venti anni. Come accadeva un tempo. Tanto che la cosa ha suscitato studi psicologici appositi… naturalmente del tutto inutili.
Beh, meglio dirà qualcuno. Esami senza troppi patemi d’animo. Veloci. E senza strascichi emotivi per il resto della vita…
Forse… però a me resta, forte, la sensazione che i ragazzi di oggi abbiano perso… molto.
Qualcosa di davvero importante.